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La Chianina, tutto il resto è noia

La Chianina, tutto il resto è noia

La Chianina, allevata in Valdichiana, è una delle protagoniste indiscusse della realtà culinaria delle nostre terre ma conosciuta ed apprezzata anche a livello internazionale. Si rimane sempre sorpresi dai suoi numeri: ogni pezzo ha uno spessore medio di 3/4 cm, con un peso che si aggira tra gli 800 g e 1,2 kg, ma non è inusuale trovare tagli più grandi.

Il “vitellone bianco” con i suoi poderosi zoccoli ha accompagnato la storia della Valdichiana fin dal periodo etrusco e romano. Nel “toro italico”, moneta di rame del Lazio, databile intorno al IV sec a.C., è raffigurato probabilmente un esemplare di Chianina, così come in un bassorilievo di un’ara romana ad Asciano (SI) del I sec d.C. Molti autori classici come Columella nel De Rustica, o Virgilio nelle Georgiche ci parlano della bontà delle carni della Chianina, un piatto riservato per le tavole dei più ricchi.

Oltre che essere impiegati per il lavoro nei campi nell’epoca mezzadrile, grazie alla loro bellezza questi animali venivano utilizzati nei cortei. Il manto è porcellanato su una cute color ardesia, gli occhi sono grandi e neri, la testa ha una forma elegante, leggermente allungata sul davanti, con corna poco pronunciate, mentre il resto del corpo è muscoloso e massiccio. Proprio per la sua mole, la Chianina ha rappresentato un valido alleato nel duro lavoro dei campi.

Oggi la Chianina è un’ambasciatrice della tradizione delle nostre terre e di tutta la Toscana, soprattutto per l’uso che se ne fa in cucina. Il segreto della sua prelibatezza risiede prima di tutto nelle caratteristiche. Le dimensioni imponenti del bovino chianino fanno sì che i vitelli possano essere macellati più precocemente rispetto alle altre razze, e questo consente di avere carni estremamente tenere. Le fibre sono sottili, e la marezzatura, ossia la distribuzione del grasso nella massa muscolare, è ottima. Ma tutto questo da solo non basta. Per assaporare al meglio un gioiello culinario come la Chianina, la cosa più importante è la cottura.

Dalla zona lombare si ottiene il taglio più richiesto e pregiato, la bistecca. Si dice che il termine sia una italianizzazione dell’espressione inglese beef steak. La carne non va salata prima della cottura, e non deve essere assolutamente bucata con la forchetta. Questo infatti comporterebbe una fuoriuscita dei succhi e un indurimento della carne. Per lo stesso motivo è consigliabile oleare leggermente i due lati con extra vergine, in questo modo l’olio sigillerà i pori. Una volta messa sulla brace, la carne non va girata continuamente altrimenti gran parte delle sostanze nutritive e del sapore andrebbero persi. Un trucco per capire quando un lato è cotto è quello della “lucidatura”: tutti i succhi della carne, che grazie all’olio non vengono espulsi, sono spinti verso l’alto dal calore, e questo rende lucida la parte non ancora cotta. È questo il momento per voltarla e mangiarla, rigorosamente al sangue.

Di fronte ad un bel taglio di Chianina tutto il resto è noia. Il contorno passa in secondo piano: fagioli cannellini o un’insalata fresca sono l’accompagnamento più usuale, importante invece è l’abbinamento con il vino. Chianti, Brunello e Nobile renderanno un’esperienza, già di per sé eccezionale, indimenticabile per le vostre papille.

Ah dimenticavo, ogni boccone di Chianina è un tesoro da scoprire, il racconto di una storia che dura da 22 secoli.

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