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Il carnevale di Foiano in tre momenti iconici

Il carnevale di Foiano in tre momenti iconici

Per risalire all’ultima edizione annullata del Carnevale di Foiano bisogna tornare al 1974, in seguito alla crisi energetica. Stavolta, nel 2021, è la pandemia causata dalla Covid-19 che ha interrotto la più antica festa mascherata d’Italia.

Per chi a Foiano vive il Carnevale con passione e dedizione, che sia cantierista – gli artigiani che costruiscono i carri – o sostenitore di uno dei quattro cantieri che si sfidano per le strade, questo periodo è fatto di grandi emozioni, gioie e fatiche, che uniscono la cittadinanza in una festa folle lunga settimane.

Descrivere in poche righe cosa succede durante questi giorni è impossibile. Perciò, vorremmo soltanto provare a farvi assaporare tre momenti particolarmente significativi, che sono poi parte dell’anima stessa del carnevale foianese. Ci riferiamo all’apertura degli uscioni – quando i cantieri Azzurri, Bombolo, Nottambuli e Rustici mostrano per la prima volta le loro creazioni -, alla sfilata in paese e alla serata conclusiva.

L’apertura degli “uscioni”

Il momento inaugurale del Carnevale di Foiano è un atto sospeso nel tempo e nello spazio. Tutto intorno ai cantieri sembra rallentare fino a fermarsi e scomparire. Foiano, in quei minuti, esiste solo per i foianesi e si scollega dal resto del mondo. Foiano è il centro. Il paese diventa luogo fantastico, surreale, carnevalesco appunto.

I carri, all’apertura degli uscioni – le enormi porte dei garage dei quattro cantieri -, escono accartocciati su sé stessi, già grandi, ma come se fossero contriti. È solo in mezzo al piazzale che “si aprono”, sbocciano e si pavoneggiano dei loro colori, delle loro forme e dei loro ingranaggi.

Carnevale di Foiano Bellacci Francesco

È un vero e proprio rituale al quale partecipa la cittadinanza, che viene a rendere omaggio al lavoro dei cantieristi. Se non fosse per le centinaia di persone che si riuniscono nel piazzale davanti alle officine, verrebbe da pensarlo come un momento intimo, riservato a quelli che gelosamente custodiscono un tesoro vecchio centinaia d’anni (482 per la precisione).

Poco dopo i giganti di cartapesta superano la salita che porta al paese e scivolano al millimetro tra le viuzze del centro.

Tra le viuzze del centro e i coriandoli

Tra le mura strette delle case si rinnova ogni anno lo stupore della folla che accompagna l’entrata in paese dei carri. Lo si coglie anche negli sguardi dei più vecchi cantieristi, che mai si arrendono alla ciclicità dell’evento. Infatti, alla biforcazione tra Corso Vittorio Emanuele e Via Solferino la gente alza gli occhi verso l’alto in cerca di quei pochi centimetri di luce tra le sagome di cartapesta e i cornicioni. È un calcolo di progettazione perfetto in cui la fisionomia della città serve un assist al bacio alla spettacolarità dell’evento.

La marcia, lenta e chiassosa, prosegue fino in centro. La musica rimbalza nelle pareti e per strada un mare di gente con e senza maschere balla e ride. Sono ancora momenti che i foianesi riservano per loro stessi. È una comunità che rinnova le sue origini e le sue tradizioni.

https://www.youtube.com/watch?v=07GOr-pLOM0&t=89s

Soltanto nel primo pomeriggio il paese si riempie di ammiratori, turisti, vecchi e bambini. Foiano, un minuscolo borgo nel cuore della Valdichiana, esplode di gente in festa: è il carnevale.

I carri si sfidano mettendosi in mostra davanti a una giuria, le maschere ballano, la musica fa tremare i mattoni rossi delle vecchie mura, i cantieristi rivali si sfottono, confabulano, coccolano la loro creatura, la gente si stringe e tutti hanno lo sguardo puntato sui giganti. Da là sotto si ha l’impressione di essere in mezzo al caos più ordinato e giusto che esista.

Continuare a descrivere la festa in poche righe è impossibile: certe cose vanno vissute. Solo di una tra le tante che ci sono da vedere, mangiare, sentire e odorare, possiamo parlarvi: i coriandoli, nonostante tutto, sopravvivono. I coriandoli, si sa, sono simbolo stesso del carnevale. La loro semplicità, la loro leggerezza, i loro colori, rimandano a un passato confuso, spensierato, qualcosa che c’è sempre stato, perché così è stato inventato il carnevale: con i coriandoli.

Fino a non molti anni fa, per le viuzze del paese, esplodevano azioni di guerriglia urbana tra ragazzi e ragazze armati di sacchi di coriandoli. Alla sera uno strato incredibilmente alto di “munizioni” di carta copriva le strade come neve fresca ad alta quota. Le guerre di coriandoli sono tuttavia diminuite negli anni, fino quasi a scomparire. Ma il Comitato organizzativo del Carnevale ha trovato un modo bellissimo per ridare passione all’unica guerra che si dovrebbe combattere. La chiamano “scoriandolata” e a tutti i partecipanti viene dato un sacchetto di coriandoli… il resto potete immaginarlo da soli.

Il testamento e il verdetto

Tutto ha una fine. E a Foiano il Carnevale si conclude con la messa al rogo di Re Giocondo “che muore e risorge ogni anno per far continuare la festa”. Il fantoccio di paglia alto 4 metri viene accompagnato in Piazza Matteotti da una rificolonata funebre. Il suo testamento è una “denuncia” comica e irriverente delle sfortune e delle malefatte compiute dalla comunità e un giudizio sulle qualità dei carri presentati.

Un mare di gente si accalca sotto gli altoparlanti in trepidante attesa del verdetto finale. Lunghi silenzi e sguardi preoccupati rimbombano ovunque. C’è chi si abbraccia, chi si tiene per mano, chi non regge la tensione e si allontana. Girano voci su brogli, mazzette, conoscenze di amici che conoscono amici nella giuria. E poi la storica voce del carnevale inizia ad annunciare: «Carro quarto classificato…».

Alla delusione dei tre cantieri sconfitti fa da contraltare la gioia di quello vincitore. Si levano cori e sfottò. Le bandiere sventolano e la musica si accende per la festa. La coppa passa di mano in mano, mentre lentamente finisce il Carnevale. Vincere o perdere significa tanto per i cantieristi che hanno dedicato mesi e nottate di fatica a dare vita a qualcosa che, a prescindere dal giudizio della giuria, è un vero capolavoro.

Ci scusiamo per tutto quello che non abbiamo potuto raccontare in queste poche righe, a cominciare dalle ciaccine fritte e dalle bocche piene di coriandoli. Ci sarebbe da parlare delle pazze feste in cantiere, delle mascherate e di tantissimi altri momenti speciali, ma l’unico vero modo per vivere il Carnevale di Foiano è gettarsi nella mischia!

A rivederci al 2022.

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