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Ezio Marchi e “l’invenzione” della chianina

Ezio Marchi e “l’invenzione” della chianina

Ezio Marchi (Bettolle 1869 – Firenze 1908), professore universitario e ricercatore zootecnico, fu il primo a studiare scientificamente la razza bovina della Valdichiana. Grazie ai risultati dei suoi studi, pubblicati tra il 1895 e il 1901, gli allevatori trasformarono una vacca impiegata da sempre nel lavoro sui campi, in una delle più pregiate razze da carne divenuta famosa in tutto il mondo: la chianina.

Dopo aver conseguito gli studi universitari in zooiatria, nel 1889 fu incaricato dell’insegnamento di zootecnia presso l’istituto agrario Vegni di Barullo, nella Valdichiana aretina. Qui promosse iniziative di indubbio interesse, come l’istituzione del libro genealogico della razza bovina della Valdichiana, l’impianto di stalle sperimentali e la fondazione di un Gabinetto e di un Museo di zootecnia fra i più ricchi d’Italia.

Anni di studi a contatto con i “giganti bianchi” confluirono nel 1895 in una prima monografia intitolata “La razza bovina di Valdichiana e le sue varietà. La chianina, come molti già sapranno, è una razza bovina tipica di questo territorio, facilmente riconoscibile per il suo manto porcellanato e per le sue dimensioni straordinarie: è il bovino più grande del mondo. Nel 1901 il Professor Marchi dette un altro importantissimo contributo alla zootecnica pubblicando il libro “Sull’indirizzo necessario per migliorare la razza bovina di Val di Chiana.

Tra le ipotesi sull’origine della vacca chianina quella più avvalorata si fonda sullo studio di antiche sculture e pitture che la confermerebbero come razza autoctona o comunque esistente sul territorio umbro-toscano da tempo immemorabile. La vacca chianina, infatti, è conosciuta e apprezzata fin dall’antichità: gli Etruschi e i Romani usavano animali dal manto candido nei cortei trionfali e per i sacrifici agli Dei. Queste bestie erano probabilmente i progenitori degli attuali bovini della Valdichiana e secondo alcuni studiosi la testa di toro scolpita sopra un’ara romana del I sec. d.C. rinvenuta nei pressi di Asciano e il manufatto rappresentante il toro italico rinvenuto nel Lazio e risalente ai primi del sec. IV a.C. sono due riproduzioni di un animale che per le sue caratteristiche morfologiche è molto somigliante a quello “chianino”. Anche alcune acconciature degli animali “aggiogati” agli aratri o ai carri, come l’intrecciatura a fiocchi posta sulla fronte dei bovini, presenti su sculture etrusche e romane, sono in uso ancora oggi in Toscana e nelle Marche.

Nel 1907, per conto del Ministero dell’Agricoltura, Ezio Marchi si recò come membro di una commissione zootecnica in Eritrea, dove per 7 mesi, oltre a catalogare le diverse razze di animali domestici presenti sul territorio, studiò le condizioni climatiche, agricole, etnologiche, commerciali e politiche in rapporto a quelle zootecniche e i mezzi idonei all’industrializzazione del bestiame. Da questa esperienza uscirono postumi nel 1910 gli “Studi sulla pastorizia della Colonia Eritrea” dai quali si evince come lo scopo pratico dell’attività di ricerca fosse quello di ridurre il peso economico della colonia sullo Stato italiano.

Marchi era fortemente convinto dell’utilità sociale della zootecnia tanto da affermare che «In tutti i tempi, in tutti i luoghi la miseria e la floridezza del bestiame fu ed è correlata alla miseria ed alla floridezza dei popoli. I popoli ricchi e forti ebbero ed hanno bestiame ben nutrito e fruttifero e tale diverrà anche nell’Italia nostra […] quando elevato il popolo e debellato l’affarismo, l’Italia avrà conquistata l’agiatezza economica delle altre nazioni civili».

Queste motivazioni morali e culturali si saldavano in Ezio con l’impegno politico. A 25 anni il giovane studioso si iscrisse al Partito Socialista Italiano e nel 1897 partecipò al V Congresso regionale Toscano del PSI in qualità di “Delegato del Circolo Carlo Marx di Bettolle”. Nel 1907, poi, fu eletto Consigliere Provinciale di Siena per il Partito Socialista, ma morì pochi mesi dopo a soli 39 anni per una meningite. La passione politica e l’insofferenza per le ingiustizie sociali vennero, con grande probabilità, tramandate in famiglia, tanto che il nipote Carlo Grazi si unì ai partigiani della “Teppa” di Licio Nencetti per combattere i nazifascisti, venendo poi catturato e fucilato a Foiano della Chiana l’8 giugno del 1944 a soli 20 anni.

Il Professor Marchi contribuì a rinnovare la zootecnia italiana di quegli anni, allontanandola dalle vecchie e aride teorie scolastiche fini a sé stesse. Contribuì più di chiunque altro al risveglio e al progresso della zoologia, mirando a formare una coscienza nazionale zooeconomica, che una volta costituita potesse apportare al paese un diffuso benessere e un effettivo miglioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne.

Rendere più economica la produzione del bestiame e allo stesse tempo aumentarne la qualità, avrebbe significato una spinta notevole per la diffusione del mercato e del consumo della carne, del latte e dei suoi derivati a prezzi convenienti per i piccoli allevatori e i consumatori delle classi sociali meno abbienti. Propositi che coincisero perfettamente con quegli ideali di giustizia e uguaglianza che erano alla base della sua formazione politica socialista.

Nel corso del ‘900, grazie soprattutto agli studi di Ezio Marchi, fu avviato un importante lavoro di selezione morfologica a cura dell’Istituto di zootecnia dell’Università di Firenze, divenuta oggi selezione geno-morfo-funzionale e curata dall’Associazione Allevatori Bovini Italiani di Carne, allo scopo di migliorare la qualità della carne dell’animale. La razza chianina insieme alla Podolica, alla Maremmana, alla Marchigiana e alla Romagnola è tutelata dal marchio “5R”, marchio di qualità gestito dal Consorzio produttori Carne Bovina pregiata delle razze italiane (C.C.B.I.) e gode dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Vitellone bianco dell’Appennino centrale”. Il “gigante bianco” è noto e ricercato per la bontà e le caratteristiche uniche della sua carne (sapore, aroma e sostanze nutritive). L’inimitabile “bistecca alla fiorentina”, la cui fama raggiunge ogni parte del mondo, è solo di razza chianina.

A Bettolle (SI) un monumento raffigurante il busto dello studioso è posto in piazza Vittorio Emanuele, con incise le parole “Apostolo del socialismo in Valdichiana. Esempio di carattere e rettitudine”.

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4 comments

  1. anna rigano says:

    Caro Francesco, mi sono appena imbattuta nel tuo articolo su Ezio Marchi e la razza chianina. Grazie, molto ben scritto e molto bello. Adesso leggerò gli altri tuoi articoli. Mi piace molto anche la tua Mission Statement. Io sono una nuovissima Bettollina, sono appena sbarcata a Bettolle dopo 25 anni in Inghilterra .. e ho comprato … figurati un po’… proprio la casa dove nacque Ezio Marchi. Ne vado orgogliosa, e infatti cerco di imparare tutto quello che posso sulla Val di Chiana, la razza Chianina,Ezio Marchi e la storia della Val di Chiana e di Bettolle! Una passione per me ora. Grazie ancora Anna

  2. Gentilissima Anna
    Mi fa molto piacere leggere il suo commento.
    Scoprirà che la Valdichiana è una terra bellissima e densa di storia e su questo Magazine cerchiamo da sempre di darle risalto.
    Mi scriva (e ci scriva) per qualsiasi curiosità.

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