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Quello che il fango non deve nascondere: l’alluvione a Parma

Quello che il fango non deve nascondere: l’alluvione a Parma

Questi giorni credo che non si scorderanno mai. Non si dimenticheranno facilmente, e non sono e non saranno giorni facili, né per Genova, né per Parma. Lascio a chi ha tempo da perdere raffronti su “chi ha subito più danni”, su “quale tra le due città abbia subito la piena peggiore”, perché intendiamoci: anche una persona che non ha mai visitato le due città, ci arriva a capire che hanno due strutture completamente diverse. Ma non è questo il punto – entrambe hanno subito a modo loro danni, di varia entità!

Io posso parlare per quello che ho visto per la città che comunque mi ha accolto per un anno: Parma. Lascio al provincialismo gretto le affermazioni da manie di protagonismo “Ma tu cosa vuoi, vivi in una zona sicura, non hai subito danni, io sì” pronunciate in una sorta di vittimismo compiaciuto, quando magari sono proprio persone di altre zone di Parma ad accorrere in soccorso alle persone del Quartiere Montanara, la zona dove il torrente Baganza confluisce con la Parma e dove sono stati riscontrati i danni più ingenti (senza contare le valli sull’Appennino e la provincia). Lascio ai qualunquisti dietro uno schermo le frasi, e giuro che mi è toccato pure sentirle, “Fate andare prima gli immigrati e gli extracomunitari a spalare, poi vengo a spalare pure io“, “Fateci andare i politici corrotti!“, “Fateci andare gli studenti fannulloni!“; che sia parzialmente vera quest’ultima affermazione, posso anche confermarlo, visto che ho assistito a scene di improvvisa diligenza negli studi, da individui che criticano perennemente la città e che si trovano sempre male, che sia estate perché è troppo caldo e umido, che sia inverno, perché è tutto triste e grigio e c’è la nebbia (venendo da Milano, forse mi sono abituata troppo io agli inverni del Nord…); però della città si ricordano solo quando c’è da andare a ballare o fare l’aperitivo in via Farini, nel momento in cui si parla di faticare, cambia tutto. In ultima battuta, vorrei lasciare a chi è disperato nel dover “far notizia” (volutamente tra virgolette) gli attacchi al Sindaco, Federico Pizzarotti. Non ho sempre condiviso le scelte della giunta, ma penso che sia giusto osservare, che questa volta, ha fatto veramente del suo meglio nel gestire la comunicazione e nell’essere presente, fornendo informazioni utili, senza stare a ricamare drammi su drammi. Non stava semplicemente baloccando con Facebook e Twitter, ma il parmigiano medio fatica a capire che questi social network possono essere d’aiuto nel momento dell’emergenza, e non servono solo a postare idiozie. E allora deve attaccare e criticare da dietro uno schermo. Lascio gli attacchi a prescindere verso il sindaco a coloro che hanno il bisogno disperato di far sapere di quante pagine è il loro speciale sull’alluvione, e a coloro che hanno bisogno di drammi e non notizie da scrivere. Perché non parlare anche dell’allarme dato in notevole ritardo dalla Protezione Civile, che aveva anche sottovalutato la portata delle precipitazioni? Io ho iniziato a capire la gravità della situazione non alle 12 di lunedì, ma alle 16 circa, quando pioveva già da ore, come leggerete più avanti. Ma l’importante è prendersela con il sindaco sempre e comunque, facendolo tramite un organo di informazione che dovrebbe servire tutti i cittadini, di qualsiasi schieramento politico o idea.

Avrei da dire un po’ di cose sul provincialismo parmigiano, frammisto a boria e snobismo, ma magari lo dirò in un momento più opportuno, questo non è proprio l’occasione giusta, ma quest’atteggiamento, in questi giorni, non è comunque mancato. Ripeto che non è il momento giusto, perché ho visto un sacco di gente bravissima, in questi giorni. A prescindere dalla provenienza, dall’età, ci siamo trovati un po’ tutti colti di sorpresa di fronte a questa “Parma Voladòra” brusca e irascibile, gonfia di acqua fino a rompere il record della piena del 2000. 392 cm di rabbia, fango e detriti. Però quello che mi è piaciuto, è quello che c’è stato dopo, il darsi da fare per pulire tutto e rimettere in sesto i quartieri e le strade.

10704167_10204825003215047_2892855390032414041_nIo posso solo descrivere la crescente preoccupazione di lunedì, quando, insospettita da quel temporale che durava da troppo, ho deciso di iniziare a consultare i siti d’informazione, che iniziavano a esprimere altrettanta preoccupazione. Poi, nel pomeriggio, è partita l’escalation. Mi sono veramente insospettita quando è saltato internet del tutto, e la corrente elettrica ha iniziato a fare le bizze, ad andare a scatti. Ho acceso la tv e su TV Parma trasmettevano l’edizione straordinaria: la piena rovinosa del Baganza, il crollo del Ponte Navetta, i container nei torrenti, gli allagamenti di via Chiavari, via Po, delle altre vie prossime agli argini. Già decisa a muovermi, verso una zona più sicura, inizio a sentire che stanno chiudendo i ponti, e dovevo muovermi ad attraversarne uno.

Il Ponte di Mezzo è il ponte più vicino al centro, a via Mazzini, via che mi stavo apprestando ad attraversare, quando ho sentito distintamente il boato del torrente a una buona distanza. Sono arrivata al ponte, e non so come mai, ho iniziato a sentire paura. Per quanto mi dicessero “tranquilla che non tracima“, a vederlo, mi sono sentita come con l’acqua alla gola e ho iniziato a correre, allontanandomi dal ponte. I miei genitori stanno a Milano, e potevano solo vedere le zone più danneggiate tramite la televisione, in quei momenti, quindi mi hanno chiamato, preoccupati che Parma fosse interamente allagata e che avessi subito danni anche io. Li ho rassicurati, ma quella sensazione di ansia ci ha messo qualche ora ad andarsene.

Ripeto, io sono molto fortunata, perché non ho subito danni, di nessun tipo, a parte internet poco funzionante. E in quelle ore critiche, ho fatto la cosa migliore che potessi fare: informare le persone a me più vicine, i miei conoscenti, ma anche qualcuno che magari non riusciva a mettersi in contatto con altri in città, tramite Facebook, lasciando il profilo aperto con aggiornamenti costanti. Mi è sembrato un gesto naturale, per rassicurare tutti, senza che si spaccassero la testa per contattarmi, o intasando le linee telefoniche (gli unici operatori funzionanti erano proprio Vodafone e Wind). Adesso, posso dire che la situazione si sta ristabilendo in tempi tutto sommato rapidi, ovviamente il discorso è un po’ diverso, per il Quartiere Montanara, ma tanti si stanno rimboccando le maniche per spalare e lavare via il fango. La mia speranza è che chi ha subito dei danni, di qualsiasi entità, possa vedere almeno un risarcimento, ma i tempi saranno lunghissimi, visto che Genova, ahimè, ha faticato a vedere i soldi della prima alluvione del 2011.

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