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“La bambina si chiamerà Italia!” – Quando Garibaldi passò da Foiano

“La bambina si chiamerà Italia!” – Quando Garibaldi passò da Foiano

Indagando sul passato di Foiano della Chiana, la cosa che più colpisce uno storico avventuroso è la tempra del suo popolo: geloso custode di antichissime e nobili tradizioni libertarie, strenuamente difese in ogni epoca. Questi ideali di libertà e rivolta hanno lasciato ricordi legati anche a grandi personaggi della storia.

A confermare questa indole ribelle delle genti foianesi si possono rievocare a dimostrazione molti eventi di indiscutibile rilevanza storica, sia a livello locale, che a quello più ampio del contesto italiano ed europeo. Procedendo a ritroso negli anni e nei secoli ecco che si ricorda il ruolo attivo di molti giovani nella Resistenza antifascista; il coraggio di coloro che, tra i primi in Italia, si opposero alla violenza fascista con i famosi Fatti di Renzino; la nascente consapevolezza del movimento operaio e mezzadrile di inizio Novecento che, trasformata in coscienza di classe, combatté per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita, ottenendo grandi successi come la modifica del patto colonico e il diritto di sciopero all’interno della fabbrica di tabacchi; la tradizione giacobina di Foiano, con la sua impermeabilità al movimento del Viva Maria e la profonda fede nella Rivoluzione francese scandita dal motto libertà, fraternità, uguaglianza; e, infine, l’interesse del famosissimo Machiavelli, che ebbe a scrivere il suo “Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati” scritto nel lontano 1503, dopo che i nostri antenati si opposero al dominio fiorentino.

Ma la storia di Foiano si lega anche con quella di un altro famosissimo personaggio storico, conosciuto come l’Eroe dei due mondi, ammirato e stimato in ogni continente: Giuseppe Garibaldi (1807 – 1882). La sua figura è da sempre associata alla spedizione dei Mille e all’Unità d’Italia del 1861, avvenimenti che si collocano in un contesto spazio-temporale molto più ampio della sola missione delle Giubbe rosse. La genesi di questo processo va ricercata nella Rivoluzione francese (1789 – 1799) e nei conseguenti avvenimenti sociopolitici che interessarono il Vecchio Continente.

I movimenti e le ribellioni nazionali che scossero l’intera Europa per tutto l’Ottocento, cominciarono a germinare negli anni successivi alla caduta di Napoleone, come contropartita alla bigotta e repressiva restaurazione dei principi. Verso la metà del XIX secolo una serie di conflitti sociali, economici, istituzionali e politici generatisi durante la restaurazione e usciti allo scoperto durante gli anni Trenta, portarono alla ribalta idee di libertà politica e civile, maturate negli ambienti intellettuali illuminati, espressioni anche della volontà popolare. Queste ideali si mescolarono a quelle di unità nazionale: esigenza che stava infuocando sempre più gli animi dei popoli che si volevano riconoscere liberi e fraterni sotto una comune tradizione e cultura. Erano gli anni dei Moti del 1848.

Fu un anno decisivo anche per l’Italia, dove scoppiarono rivolte sulla scia di quelle europee. Poco dopo quasi tutti i piccoli Stati (tranne il regno Lombardo-veneto e i ducati di Parma e Modena) avevano ottenuto un regime costituzionale. Negli stessi mesi i patrioti italiani intensificarono la loro lotta contro l’Austria usurpatrice e invasore, dando il via alla prima guerra di indipendenza italiana.

A Roma un moto insurrezionale mise in fuga il papa e dette vita alla Repubblica Romana (febbraio 1849), il cui governo provvisorio venne affidato ad un triumvirato formato da Mazzini, Armellini e Saffi; anche in Toscana venne cacciato il Granduca e creato un governo provvisorio. Questa situazione generale, però, si infranse pochi mesi dopo, quando la restaurazione ristabilì l’ordine con gli eserciti regi. A Roma il papa aveva chiesto alle potenze cattoliche di essere aiutato a ripristinare il potere temporale. Alla richiesta risposero la Spagna, l’Austria, il Regno delle Due Sicilie e la Francia repubblicana, il cui presidente, Luigi Napoleone, cercava l’appoggio dei cattolici per legittimare il suo potere. Dunque, nonostante la strenua difesa da parte di un gruppo di volontari capeggiati da Giuseppe Garibaldi, nel luglio 1849 la Repubblica Romana si arrese e i francesi. Solo Venezia, ora ultimo baluardo di speranza per i riformatori italiani, sembrava resistere all’assedio di Napoleone.

Così, il richiamo della libertà e della giustizia spinse Le lion de la liberté (come veniva chiamato Garibaldi in Francia) a intraprendere il pericolosissimo cammino da Roma, dove era appena stato sopraffatto dall’enorme forza francese, verso la Serenissima. Fu proprio per spostare le sue truppe lungo questo itinerario che Garibaldi attraversò la Valdichiana.

Dopo aver radunato i suoi fedeli in Piazza San Pietro, il Generale della Repubblica romana si incamminò al grido “Chi ama l’Italia mi segua!”. Numerose furono poi le tappe in Toscana: dopo l’ingresso a Palazzone risalì la Chiana passando per Cetona, Chianciano, Montepulciano, Foiano, Castiglion Fiorentino e Arezzo.

La sosta a Foiano il 21 luglio 1849, motivata anche dal maltempo oltre che dalla necessità di decidere la strada in base ai rapporti delle pattuglie di cavalleria, lasciò un lieto ricordo alla popolazione. Fatti accampare gli uomini, prese alloggio presso la casa di Pietro Pagliuccola, guardiano addetto ai regi possessi, a ridosso della Porta Cortonese. Nella notte la moglie del padrone di casa diede alla luce una bambina e, nell’entusiasmo generato dalla nascita, venne chiesto al Generale quale nome le si dovesse dare. Garibaldi la chiamò Italia!

La mattina seguente il Comune di Foiano sussidiò di denaro la spedizione garibaldina per il sostentamento dei suoi combattenti volontari, e fra applausi e incitamenti il Generale si allontanò dal piccolo paesino. Dopo quasi tre settimane di marce forzate, la colonna si era ridotta a circa 2000 uomini, causa le molte diserzioni, in fondo del tutto normali in un esercito composto da volontari, così lontani dalla base di partenza, in territorio ostile e braccati da ben 5 eserciti (tra i quali quello austriaco e quello francese).

A San Marino, sfuggito con abilità alla manovra a tenaglia degli austriaci volta a chiudergli la strada verso l’Adriatico, il 31 luglio sciolse la legione e, rifiutata la resa, “con un pugno di compagni” giunse a Cesenatico, dove, con un colpo di mano, s’imbarcò per Venezia. Ma gli eventi giocarono un bruttissimo colpo al Generale barbuto. Intercettati da una squadra navale austriaca, vide prima morire sua moglie e poi fu costretto a consegnarsi alle forze imperiali.

Ma i destini di Foiano e Garibaldi s’incrociarono ancora un’ultima volta. Dopo anni di esilio e dopo aver riunito l’Italia, l’Eroe dei due mondi progettò la conquista di Roma per annetterla al Regno. Durante gli spostamenti logistici dell’esercito in direzione della Città eterna, il Generale attraversò di nuovo la Toscana. Non appena i foianesi seppero del campo militare montato a Rapolano, inviarono una delegazione di cittadini per invitarlo in paese e notificargli la sua nomina a Presidente onorario della locale Società Operaia. Grato dell’affetto che il paese di Foiano gli riservava rispose con una lettera prima di tornare a far visita alla piccola Foiano.

«Poggio di S. Cecilia, 14 agosto 1867

Miei cari amici

accetto con gratitudine l’onorevole titolo di vostro presidente onorario. Circa a vedere la cara città di Foiano, che sì gentilmente mi hai dette ospitalità or sono 18 anni, i latori di questa vi recheranno la mia risposta.

Io sono per la vita il vostro

Giuseppe Garibaldi»

La targa commemorativa a Foiano della Chiana: “L’illustre generale Giuseppe Garibaldi reduce da Roma col nemico alle spalle nel dì 21 luglio 1849 qui soggiornò; al popolo foianese che vivamente l’acclamava rivolse parole di conforto; all’Italia predisse un migliore avvenire”

Bibliografia

Luigi Armandi, Nel nome di Garibaldi. Storia del risorgimento nell’aretino, Regione Toscana, Letizia editore, 2007

Francesco Asso, Itinerari garibaldini in Toscana e dintorni 1848-1867, Regione Toscana, 2011

Wikipedia, “Marcia di Garibaldi dopo la caduta di Romahttps://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_di_Garibaldi_dopo_la_caduta_di_Roma

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