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Le storie del territorio: Il teatro ipertestuale di Alessandro Manzini e Irene Bonzi

Le storie del territorio: Il teatro ipertestuale di Alessandro Manzini e Irene Bonzi

In questi mesi sono stati molteplici gli spunti e le idee per convertire l’impossibilità di fare teatro in presenza in opportunità creative. Nella maggior parte dei casi le ipotesi di lavoro a distanza si sono rivelate infelici. C’è anche chi però ha effettivamente sfruttato gli strumenti digitali a fini squisitamente drammaturgici, integrando il percorso didattico di un laboratorio con la sperimentazione dello spazio scenico digitale.

Alessandro Manzini e Irene Bonzi, a guida degli allievi del corso di teatro per adulti della Fondazione Orizzonti d’Arte di Chiusi hanno infatti avviato il progetto Le Storie del Territorio, in cui Google Street View diventa la scenografia digitale di quello che è uno spettacolo di fine laboratorio a tutti gli effetti. Un lavoro sul territorio, che prende spunto dagli aneddoti e dalle memorie dei suoi abitanti per costruire e mettere in scena della storie.

Il tempo e il luogo dello spettacolo si dilata, tanto da diventare una drammaturgia permanente. Anche il coinvolgimento del pubblico diventa decisamente più diretto: sui canali social della Fondazione Orizzonti d’Arte infatti, sono cominciati ad apparire ritagli di quotidiani relativi ad eventi accaduti decenni fa, ancora presenti nella memoria dei chiusini. Il pubblico ha cominciato ad interviene, a raccontare le sue memorie, partecipando attivamente alla costruzione dello spettacolo. Tutto poi viene trasferito in un minuzioso montaggio video, che va a comporre poi un percorso tracciato su Google Maps.

«Ogni territorio ha molte storie da raccontare: alcune sono vive nella memoria della comunità altre sono nascoste dal tempo, come braci sotto la cenere, ma perché tornino ad ardere basta poco» afferma Alessandro Manzini, direttore dei laboratori della Fondazione Orizzonti d’Arte e ideatore del progetto «Vogliamo riportare alla luce e mappare digitalmente memorie, racconti, aneddoti significativi che riguardano Chiusi e i dintorni».

È un’attenzione alle narrazioni del territorio che la Fondazione Orizzonti d’Arte ha da sempre tenuto conto «Come Fondazione nei nostri percorsi di formazione teatrale diamo molta importanza alla valorizzazione del territorio: basti pensare al progetto Trilogia della Città di Chiusi con cui per tre anni centinaia di bambini delle scuole primarie sono saliti sul palco a raccontare la storia locale. A settembre abbiamo iniziato a lavorare ad una “Passeggiata teatrale nelle storie di Chiusi” che avrebbe coinvolto 65 allievi attori di ogni età. Quando l’emergenza sanitaria ci ha tolto nuovamente “il territorio da sotto i piedi”, ci siamo rivolti alle tecnologie digitali: oggi abbiamo a disposizione strumenti straordinari, mappe dettagliate di tutto il pianeta, fotografie sferiche di ogni strada, ricostruzioni 3D di intere città. Ci stiamo detti: “Questo spazio non ce lo chiudono, andiamo a recitare lì!”»

L’obiettivo è quindi quello di raccontare storie raccolte da fonti orali e scritte: interviste, archivi di giornali, racconti. Le immagini di Street View in movimento diventano la scena su cui vengono inseriti i personaggi; «una volta realizzato il video lo pubblichiamo sui social e ascoltiamo le reazioni dei concittadini che con i loro commenti, ricordi e aneddoti vanno ad arricchire il racconto che in tal modo torna ad essere patrimonio condiviso. I materiali infine vengono geolocalizzati e inseriti in una mappa disponibile sul sito della Fondazione. Tra pochi giorni pubblicheremo il racconto di Linda e Assuntina: sicuramente questi due nomi non vi ricordano nulla ma quando sentirete la storia molti ricordi affioreranno».

Gli eventi online non sostituiranno mai il teatro. Sono linguaggi espressivi diversi che non si escludono ma possono essere complementari «Con la nostra mappa renderemo sempre disponibili le storie raccolte, vincendo l’effimero del “qui ed ora” teatrale; tornati alla normalità proporremo la passeggiata teatrale e forse, grazie al lavoro di questi mesi, troveremo a camminare con noi un pubblico ancora più ampio e consapevole».

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