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L’Isola di Einstein: al Trasimeno la scienza è per tutti

L’Isola di Einstein: al Trasimeno la scienza è per tutti

Foto di Marco Giugliarelli

L’abbiamo scoperta quasi per caso, l’Isola di Einstein, attraverso un contatto di Facebook che avrebbe tenuto uno spettacolo durante l’edizione di quest’anno. Nonostante quella del Trasimeno non sia una zona di cui siamo soliti occuparci (essendo amministrativamente e geomorfologicamente separata dalla Valdichiana), è anche vero che i confini sono linee labili fatte apposta per essere scavalcate. Castiglione del Lago è un comune della cosiddetta Valdichiana umbra o romana, a poche decine di minuti di distanza dalla maggior parte dei comuni della Valdichiana toscana, meta di uscite domenicali e teatro di numerosi eventi culturali durante tutto l’anno.
Pur essendo stata diverse volte a Castiglione del Lago, non avevo mai avuto occasione di andare a visitare l’Isola Polvese, e questa è stata l’occasione perfetta per scoprire un angolo che definire magico sarebbe riduttivo. Si tratta della più grande delle tre isole che costellano il Lago Trasimeno, che dal 1995 è stata dichiarata parco scientifico. Una piccola oasi di pace, dove il prato lambisce le acque verdi del lago e il castello torreggia a pochi metri dai canneti. E’ proprio nei grandi prati dell’Isola che ogni anno si svolge il festival scientifico L’Isola di Einstein.

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Di cosa si tratta?
Gli organizzatori, la cooperativa Pisquadro e l’associazione Gurdulù, descrivono il loro festival come un evento unico in Europa:

“I protagonisti in scena sono esperimenti, fenomeni naturali e storie di scienza che divertono, incuriosiscono e appassionano. A presentarli sono abili artisti, divulgatori, scienziati e storytellers internazionali che sanno affascinare il pubblico e condividere la passione per la scoperta.”

Il festival dura tre giorni; l’ultima edizione ha ospitato 85 spettacoli tenuti da 50 ospiti provenienti da 8 Paesi. A dimostrazioe del suo essere pensato per un pubblico molto giovane, l’ingresso è gratuito per i bambini fino a 6 anni, proprio per incentivare la partecipazione dei più piccoli.

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L’Isola di Einstein è giunta quest’anno alla sua quarta edizione. L’affluenza in costante crescita (addirittura quadruplicata nel corso degli anni) testimonia la qualità dell’iniziativa, unica nel suo genere. Si tratta di un festival di divulgazione scientifica: esperimenti, droni, matematica, giochi, storie… la passione per la scienza può passare attraverso diverse forme, e il numero di bambini incantati e sorridenti che scorazzavano per l’Isola, durante l’ultima edizione, era davvero rincuorante. Ogni angolo dell’Isola era stato adibito ad una funzione specifica: sotto un grande albero c’era una band che suonava utilizzando strumenti musicali ottenuti da materiali di riciclo (giocattoli, latte, ombrelli, megafoni e altri oggetti improbabili), più avanti un’area dove i visitatori potevano sfidarsi nella costruzione di torri di cassette di plastica, due alla volta contro la gravità. Sotto una grande rete i bambini potevano provare a pilotare un drone, e nello spiazzo principale potevano assistere a esperimenti scientifici, giochi matematici e racconti sulla storia della scienza. Con un po’ di imbarazzo, non nascondo di essermi emozionata molto per la presenza di un artista delle bolle di sapone. Ho un debole per le bolle di sapone, piccoli, bellissimi e coloratissimi equilibrismi tra fisica e chimica.

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Vi chiedete mai quali sono i segreti della natura che si nascondono dietro alle cose che usate? Vi capita mai di guardare il vostro smartphone e chiedervi qual’è la magia che si nasconde dietro il suo funzionamento, o dietro alla musica generata da una musicassetta? La scienza serve proprio a spiegare queste cose, a farcele capire e a permetterci di replicarle e migliorarle. Uso il termine magia perché è così che siamo soliti chiamare i fenomeni che non sappiamo spiegarci (che all’occorrenza diventano fenomeni paranormali, alieni, miracoli e altro), ma le scienze auree – matematica, fisica e chimica – sono in realtà in grado di spiegare quasi tutto… quasi, perché l’universo è ancora pieno di misteri enormi per noi, minuscoli esseri viventi che abitiamo questo minuscolo pianeta. Tanto per fare un esempio, nessuno ha ancora capito esattamente come fanno i gatti a fare le fusa, ma siamo fiduciosi: prima o poi troveremo la risposta.

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Quando ero al liceo, chiedevo al mio professore di matematica a cosa mi sarebbe servito quello che mi stava insegnando, nella vita di tutti i giorni. “Prof, mica devo risolvere le equazioni per fare la spesa!”. E invece sì.
Cosa?
Sì. Perché quello a cui serve davvero la matematica è imparare a ragionare. Logica. Più siamo bravi in matematica, più saremo gradi di compiere ragionamenti rapidi e complessi, e questa capacità non solo torna utilissima nella vita di tutti giorni, ma può essere determinante nella riuscita del nostro lavoro e dei nostri progetti. Provate a mettere, al posto di quei numeri incomprensibili, nomi di persone o qualsiasi altro tipo di dato. In un certo senso, la matematica spiana la strada a un futuro più facile. Idem per la fisica, la chimica… non è affatto sbagliato dire che più sappiamo più possiamo. Sembrano cose importanti da dare a un bambino, no?

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A fronte di tutto questo, dovrebbe essere quasi superfluo spiegare l’importanza dei festival scientifici per trasmettere ai nostri figli la bellezza della matematica e delle forze che muovono l’universo.
L’Isola di Einstein, come altri (pochi) festival in giro per il mondo, svolge l’importantissima funzione di mostrare ai bambini un pezzo di mondo – un pezzo fondamentale! – che visto dal banco di classe fa spesso paura. È importante che i nostri bambini vivano in un ambiente che stimoli la loro curiosità verso il mondo, che acuisca il loro pensiero e che ponga loro continuamente delle piccole sfide che, con un po’ di impegno, possono superare anche da soli, usando solo la propria testa.

È meraviglioso pensare che un gruppo di ragazzi sia riuscito a portare tutto questo qui, nel nostro territorio, e a trasformare quella che è già un’Isola bellissima in qualcosa di più grande. Non si tratta che di un (per adesso) piccolo festival a Castiglione del Lago, ma è di piccoli mattoncini che è fatta la strada per un futuro migliore per tutti.

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