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La neopsichedelia al GB20, intervista ai Weird Bloom

La neopsichedelia al GB20, intervista ai Weird Bloom

Sabato 21 ottobre 2016 riapre la stagione del GB20 Club. Torna quindi il flow creativo della grande musica indipendente italiana a permeare il centro storico di Montepulciano. Apripista di questo autunno sono i romani Weird Bloom. Protagonisti della scena musicale neopsichedelica, vantano collaborazioni internazionali e tour intercontinentali. Il loro suono traduce al meglio l’attitudine psicotropica del rock contemporaneo.

Il frontman – e principale artefice della scrittura – è Luca di Cataldo, il quale assieme a Giampaolo Scapigliati, nel 2016 ha dato alle stampe, con la label We Were Never Being Boring Collective, l’album Hy Brazil, per il quale è stato inserito nella compagine Matteo Caminoli alle batterie e percussioni. Il wall of sound generato dai Weird Bloom è figlio dei Grateful Dead e dei Jefferson Airplane, così come della scena di Canterbury, di Robert Wyatt e dei Soft Machine: i suoni lisergici e le estetiche caleidoscopiche della Summer of Love subiscono però il filtro del lo-Fi, dei vapori shoegaze, per sciogliersi in un fluido sonoro che sintetizza cinquant’anni di psichedelia.

La band ha come base operativa il Pom Pom Studio di Roma, mentre il loro live ha toccato Italia, Francia, Germania e Stati Uniti. Sono freschi freschi della tappa al SXSW Festival di Austin, in Texas e stanno lavorando a due pubblicazioni discografiche, per una delle quali è già è stato annunciato il titolo, Self Naturista:  si tratta di un progetto molto ambizioso che raccoglie collaborazioni poliedriche internazionali (tra gli altri, Ariel Pink, principe dell’underground statuintense, Allene Norton e Juliette Amoroso). L’altra, ancora in lavorazione, vede la presenza di Diego Magnani, dei The Beaters, che apre le porte a nuovi scenari di possibilità coloristiche del suono.

Aspettando l’esibizione poliziana, Luca di Cataldo ha risposto alle mie domande.

Secondo voi la neopsichedelia può dirsi contemporanea? Gran parte delle band sulla cresta dell’onda del rock internazionale si rifanno direttamente, in maniera più o meno esplicita, ad un certo tipo di sonorità proprie di quel vettore estetico. Avete un’opinione a riguardo?

Ogni forma d’arte valida è durevole. Più che badare alla contemporaneità di un manufatto dovremmo chiederci se l’espressione artistica cela un significato valevole nel tempo. È il 2017 e ascoltiamo musica del 1968 su Spotify. La tecnologia che abbiamo a disposizione ha mischiato e mescolato passato, presente e futuro, in una sostanza dalla quale attingiamo ogni giorno. Quindi mi viene da dire che è la scelta che facciamo ad essere contemporanea. Credo che la cosiddetta neopsichedelia sia nata da questa pesca ipnagogica. Le canzoni di allora erano davvero belle e sono rimaste belle anche se estrapolate dal loro periodo storico e spogliate dei presupposti socio-culturali dove hanno visto la luce.

La weird bloom , l’infruttescenza sovrannaturale – in traduzione libera -, è il nome che avete scelto per il progetto. Involontariamente collego la parola Bloom al titolo del disco capolavoro del 2012 dei Beach House, pietra miliare del dream pop di questo decennio. C’è qualche motivo particolare che vi ha portato ad indicare queste due parole come rappresentative di tutta la vostra Opera?

 Sì, il WEIRD è importante. BLOOM lo è di meno, anche se è carino. Non riesco a dargli ancora una connotazione precisa. Considera che il thread di questo progetto è la stranezza, in ogni forma possibile. Una stranezza senza punti di riferimento o termini di paragone. Una stranezza che mette a disagio. Un nome assume un significato preciso a seconda di ciò che rappresenta. Immagina che WEIRD BLOOM sia il nome di una marca di pannolini. Sarebbe senza dubbio un nome di m***a… (ride).

L’aspetto relativo alla produzione delle vostre tracce in studio è fondamentale per l’ascolto di Hy Brazil _ cosa dovremmo aspettarci nella versione live? Come riuscite a configurare l’atmosfera lo-fi di cui il disco è permeato?  

Sarà un po’ difficile ricreare l’atmosfera lo-FI in un impianto HI-FI. Ad ogni modo porteremo gli stessi strumenti con cui abbiamo registrato per garantirci – e garantirvi – un buon risultato. Il live si basa molto, anzi moltissimo, sul pubblico che ci troviamo di fronte. Non andiamo mai con una scaletta predefinita. Alla fine di una canzone valuto il mio stato d’animo e quello del pubblico. Mi giro e chiedo a Matteo: «che ne dici di fare questa? Sì, meglio di quell’altra, dai, che è noiosa!». È passato un bel po’ di tempo da HY BRAZIL e stiamo per far uscire altri due Album. Stiamo incrociando le dita. Il live è praticamente un greatest hits delle tracce di questi 3 dischi.

Se dovessi chiedervi di fare dei nomi di artisti (nell’accezione quanto più totalizzante, tra visuali, cinematici, sonori, e tutti gli altri media), quali sono quelli che più definiscono l’estetica da cui attingete?

Ecco, questa domanda mi mette l’ansia. Voglio fare bella figura. Dunque: ARIEL PINK, R. STEVE MOORE, BONZO DOG DOO-DAH BAND, KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD, DANIEL JOHNSTON… questi sono i primi a venirmi in mente.

I Weird Bloom si esibiranno nel GB20 Club di Montepulciano sabato 21 ottobre. L’ingresso è gratuito con tessera CAT 2017. Il live sarà circondato dalla spelndida mostra Trionfi di Luchadora (nome d’arte di Alessandra Marianelli): una serie di illustrazioni fatte a mano e digitali dai colori fluorescenti, nelle quali si interpretano le figure dei tarocchi, degli arcani maggiori e minori, in un interpretazione fulgente e sinestetica, che si sposa perfettamente con l’ambiente splendido del GB20 e con l’espressività sonica dei Weird Bloom. La mostra sarà visitabile per tutte le aperture del club fino al 23 Dicembre. Non esserci sarebbe un gran peccato.

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