Close
Close

Nessun prodotto nel carrello.

Zia Caterina e il taxi dei “supereroi”: un progetto di empatia e conforto

Zia Caterina e il taxi dei “supereroi”: un progetto di empatia e conforto

Oggi vi voglio raccontare una storia. Una storia dove c’è un auto magica, una conducente un po’ eccentrica che indossa un mantello colorato e un cappello con i fiori, e tanti supereroi. Quella, però, che vi vado a raccontare non è una storia ambientata in qualche luogo lontano e immaginario, ma è una storia reale, ambientata in nel mondo reale, dove la conducente un po’ eccentrica che indossa un mantello colorato e un cappello con i fiori ha un nome preciso, Zia Caterina, dove l’auto magica è in realtà un taxi chiamato Milano 25 e i supereroi sono tutti i bambini e le bambine con patologie particolari che in venti anni sono saliti a bordo.

E così, con un colpo di clacson, Milano 25 e Zia Caterina sono tornati in Valdichiana per un incontro per le scuole organizzato dall’Istituto Comprensivo iris Origo. Ad accoglierli al Teatro Poliziano, il calore, l’entusiasmo e la curiosità degli studenti e delle studentesse che per oltre due ore hanno voluto conoscere tutto di Zia Caterina, del suo taxi, dei supereroi, della sua visione della vita e di quanto tempo impiega a vestirsi.

Zia Caterina, alias Caterina Bellandi, è la tassista fiorentina più famosa d’Italia, che di sera fa corse ordinarie e di giorno accompagna i bambini con patologie a fare visite ed esami all’ospedale Meyer, regalando loro sorrisi, allegria e sguardi complici che solo un vero supereroe sa fare.

In un teatro completamente rapito da questa supereroina in carte ed ossa con il mantello colorato, Zia Caterina ha raccontato la sua ‘favola’: “Zia Caterina nasce da un’ esperienza di dolore, dove il dolore è rivoluzione. Devi buttare tutto all’aria perché quello che ti aspettavi non succede e arriva altro. Zia Caterina nasce dalla sofferenza, dalla morte di mio marito Stefano, avvenuta venti anni fa. Il mio amore faceva il tassista e io nasco come risposta alla mancanza di questo compagno che per me, è visibile mentre per gli altri no. Vedo che l’amore è più grande, abita nel suo taxi, abita nella vita, è una rivoluzione vera, sono riuscita da sola pur non avendo bambini e non essendomi risposata a fare tutto da sola e a cavarmela. Noi siamo tutt’uno nell’universo al di là della fede, quando fai un torto a chi è accanto a te, lo fai anche a te stesso”.

Perché ti fai chiamare Zia Caterina? “Perché non sono mamma e per me non esserlo è stato un dolore grandissimo. Ho preso atto che le persone che si amano vanno amate in maniera diversa. Per me era importante, non è una cosa semplice. Zia significa essere vicino alla mamma, essere in ascolto dalle mamme, poi è una figura divertente e spiritosa.”

Cosa ti ha portato a essere così? “La consapevolezza che non può essere tutto qui. Noi adulti non abbiamo tutto chiaro, dobbiamo pensare che ci sia una dimensione più grande di questa, voglio scoprirla e viverla, mettermi in gioco. Sono qui per un disegno più grande? Qualcuno mi ama lo stesso anche quando scivolo, anche quando non sono capace, anche quando non sono il primo. Siamo tutti unici e capaci di essere straordinari.”

Sei una tassista particolare, non ti trovano strana? “Faccio la tassista regolare la sera, di giorno invece accolgo e incontro bambini e adulti con patologie di vari generi, vado in radioterapia, o negli altri reparti dell’ospedale, e parlo, gioco, disegno e scrivo con loro. Accompagnare bambini nel mio taxi significa dare loro conforto, farli divertire ed entrare in empatia con loro. Le storie dei supereroi del mio taxi sono storie vere, di supereroi reali. Se sono strana? A Firenze, non salgono tutti sul mio taxi, alcuni non mi guardano nemmeno, sono strana e io rimango lì con il mio taxi colorato. Sono strana ma sono felice di essere me stessa, voglio portare avanti questa unicità, è faticoso essere se stessi ma non c’è alternativa. Siamo tutti meravigliosamente piccoli e fragili”.

Ha mai dei dubbi su ciò che fai? “Me lo chiedo tutti i giorni. Invece di venire nelle scuole potrei lavorare di più a Firenze con i turisti, guadagnare di più e donare ai bambini, ma mi piace anche tanto quello che faccio. Il dubbio ce l’ho sempre, tutti i giorni. Solo perché gli adulti sono grandi non significa che siano sicuri di ciò che fanno, non è sempre vero.”

Che emozione provi ad aiutare le persone e cosa ti hanno insegnato i supereroi che hai conosciuto? “In realtà sono loro che aiutano me. Chi mi scrive e chi ha bisogno di aiuto, riflettiamo insieme su cosa serve. Io non ho insegnato niente ai supereroi, ho imparato da loro. Supereroi siamo tutti noi in situazione di difficoltà, si può fare tutto. I figli a volte aiutano gli adulti in questi momenti difficili, spesso e volentieri è più bravo il bambino dell’adulto in questi momenti di dolore. I ragazzi sono straordinari e guidano gli adulti, andiamo a giocare, usciamo, anche quando l’adulto avrebbe paura, ti guidano a vivere il momento, il supereroe come parte di te deve vivere e non avere paura, sopravvive e va oltre. Ogni volta me lo insegnano con questa energia che loro hanno.”

Dove trovi la forza di essere sempre te stessa? “Dalla sincerità che è un’arma a doppio taglio, se sei vero non hai così tante sicurezze, ma l’altro lo sente e capisce, senti la trasparenza. Se una persona la senti vera, ti fidi.”

Cosa nascondono il cappello e il mantello? “Il cappello nasconde spesso che non sono stata dal parrucchiere! Il mantello invece viene da un viaggio in Russia, da un orfanotrofio in cui incontrai Patch Adams. In seguito alle sue indicazioni mi vestii da Mary Poppins, ma faceva freddo, allora venne il mantello, che è una cosa magica, come se tu volessi qualcosa di più da questa Terra. Il mantello ospita gli altri, li accoglie, ci copre quando fa freddo, ci fa volare. Il colore non è una scelta shock, ma un modo di proteggermi dal dolore. Il colore è un grande mezzo per arrivare agli altri, è il gioco e la leggerezza.”

Quanto ci metti la mattina per prepararti? “Molto, ma è importante che io scelga le cose che mi facciano sentire sicura. Ci lavoro perché penso che la bellezza salverà il mondo, quando sei in armonia, la gente percepisce armonia e bellezza. Armonia tra dentro e fuori, tra ciò che si dice e ciò che si fa, per me è importante. Anche nell’abito che scelgo ogni giorno con fatica.”

Il prossimo viaggio che farai? “Mi auguro di andare in estate in Russia, è un’idea che sto immaginando, tanti stanno aiutando e ospitando bambini, io vorrei provare ad andare verso di loro. Sarà difficile ma penso che sarebbe un messaggio importante!”

Quella di Zia Caterina è una storia d’amore, solidarietà e altruismo, valori che riesce a trasmette agli altri attraverso l’energia e l’allegria, in maniera autentica, vera e sincera e in grado di catapultarti in un uragano di emozioni e sentimenti. Zia Caterina, una rivoluzionaria dei nostri tempi, è l’incarnazione della sottile linea di confine tra follia e normalità, dove la follia è voler uscire dagli stereotipi e dagli schemi pre-ordinati per avvicinarsi agli altri, saperli ascoltare, parlare per comprenderli e aiutarli, una follia, dunque, del tutto normale.

Prima di salutarla, i ragazzi e le ragazze della scuola secondaria di primo grado di Montepulciano hanno consegnato a Zia Caterina dei disegni da loro realizzati e una cassettina, realizzata in cartone riciclato, con dentro i loro risparmi da donare ai supereroi. All’incontro erano presenti Le Coccinelle della Croce Verde di Chianciano Terme, la Misericordia di Montepulciano, l’amministrazione comunale di Montepulciano e le Forze dell’Ordine. Caterina ha regalato a tutti la sua favola con generosità e umanità

“L’essere umano è meraviglioso, non è giusto o sbagliato è diverso, e per entrare nel suo cuore devi fare un percorso lungo con tanta umiltà, aprire il tuo cuore ed essere in ascolto.”

– Zia Caterina –

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Close