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Speciale Bravìo: Quelli dell’Androne – Prima Parte

Speciale Bravìo: Quelli dell’Androne – Prima Parte

In occasione del Bravìo delle Botti di Montepulciano, pubblichiamo oggi la prima parte di uno scritto inviatoci dal lettore Simone Capitini – che ha fatto parte del Gruppo Sbandieratori e Tamburini – in cui ci racconta memorie e impressioni di questo grande evento.

Quelli dell’Androne

di Simone Capitini

All’inizio non è mai troppo chiaro, non lo è mai e in fondo non potrebbe essere altrimenti. La musica ancora in testa, tutta quella gente intorno: si salta, si balla, si improvvisano cori; in ogni dove si continua a brindare tra un bicchiere di vino e uno di sangria, non importa con cosa l’importante è stare in compagnia a ricordare quello che è stato e ad immaginare quello che sarà.
Immancabili le pacche sulle spalle, gli sguardi dei tuoi compagni ai quali si può solo rispondere con un sorriso ammiccante per tentare inutilmente di mascherare una tensione ormai fin troppo evidente. “Tensione? E perché mai?” verrebbe da dire, “In fondo siamo solo ad una festa, per quale motivo si dovrebbe essere tesi a una festa?”.
E poi i continui “in bocca al lupo”.
Ma ancora non è tutto chiaro, anzi, non lo è proprio per niente. Sembra quasi di sognare, sì, forse è proprio così: è solo un sogno.
In aggiunta ogni parte del corpo, arto o organo che sia, sembra essere dichiaratamente in sciopero per protestare contro i dieci giorni di stravizi appena trascorsi e si sa, a Montepulciano gli stravizi non sono mai pochi. Ma in fondo questo non ha importanza, è l’estate poliziana che è fatta così: una formula alchemica che fa esaltare ogni parte più nascosta in noi.
Fortuna però che c’è la domenica: giornata ideale per riposare anche se oggi sembra un proposito particolarmente difficile da realizzare.
“Ma perché non riesco a dormire? È questa dannata tensione che da ieri mi mette sottosopra lo stomaco” e poi, “come mai ‘ste campane fanno tutto ‘sto casino, mi stanno facendo esplodere la testa”, “Un momento: questo non è u sogno, non sono le campane: è la sveglia!”.
Adesso inizia a farsi tutto più chiaro. Mentre ancora frastornato dalla travolgente ed euforica serata appena trascorsa, cerchi restio di scrollarti di dosso il torpore del sonno e non solo, pian piano e a fatica ti convinci di tornare lucido il più possibile e il prima possibile: impresa sicuramente non facile con poche ore di sonno e una “settimana di eventi” sulle spalle. Ma devi farlo. Oggi non sono ammesse scuse o compromessi, oggi non sono ammesse distrazioni, oggi non sono ammessi errori. Perché oggi non è una domenica qualunque, oggi è l’ultima domenica di agosto.
Ed è proprio in queste poche ore, quelle che ti separano dall’ “inizio del Gran Finale”, proprio quelle in cui avresti maggior bisogno di non pensare a nulla che la tua mente corre veloce ripercorrendo ogni momento legato a questa data; fino a quella domenica di tanti anni fa, giorno in cui per la prima volta hai veramente capito che ciò che il Bravìo è destinato a lasciare non è solo il marchio impresso a fuoco sul legno di otto botti, ma un qualcosa di più, qualcosa che trascende la materiale percezione delle cose.

Continua…

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