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Unti e bisunti – Non chiamatelo street food

Unti e bisunti – Non chiamatelo street food

Questa volta abbandono le serie tv per parlarvi di un programma televisivo che mi ha particolarmente entusiasmato. Unti e bisunti (trasmesso su Dmax ogni domenica alle 22) stento a definirlo solamente un programma di cucina, perché rappresenta qualcosa in più. Il nome del programma dice tutto: non è fatto per stomaci deboli. Gli ingredienti sono pochi, ma intensi: cibo, luoghi e Chef Rubio. Il protagonista è il cibo di strada, quello vero, appartenente alla tradizione culinaria delle varie città d’Italia.

[youtube]http://youtu.be/llQgMud8CS4[/youtube]

Il protagonista.  In passato il cibo di strada, per come viene consumato e per il prezzo molto basso, è stato spesso bistrattato, considerato come una cucina di basso livello, non paragonabile assolutamente alla cosiddetta cucina tradizionale. Da qualche anno, invece lo street food è stato rivalutato soprattutto perché, rispecchiando il gusto popolare, diventa portatore di valori tradizionali e di sapori dei luoghi dove quel cibo è stato inventato. Purtroppo le città italiane da molti anni si sono arrese davanti alla costante invasione di catene di fast food e paninoteche american style da una parte e da chioschi di kebab che spuntano ad ogni angolo, dall’altra. Ma che fine hanno fatto i cibi di strada della tradizione italiana come il panino al lampredotto di Firenze, il fritto misto alla romana, la zuppa forte di Napoli o il pane con la milza di Palermo? Unti e bisunti si occupa di riportare in auge proprio questi piatti semplici e veloci, legandoli alla storia e ai profumi delle città di provenienza,  mostrando il cuore pulsante delle città, l’aspetto popolare, quello più vivo.

Struttura. L’escamotage narrativo è quello di una sfida, semplice, ma efficace. Chef Rubio si sposta di città in città a caccia del cibo di strada più rappresentativo del luogo, pronto a sfidare ai fornelli quello che lui ritiene essere il suo degno avversario. Nella prima parte dell’episodio Chef Rubio cercando il suo sfidante, dipinge quelle che sono le tradizioni culinarie ed i prodotti tipici della città in cui si trova aggirandosi per vicoli, mercati, bancarelle assaggiando praticamente ogni leccornia in cui si imbatte, descrivendone sapore, ingredienti ed anche preparazione. Lo troveremo mangiare dalla più semplice pizza bianca con la mortadella a Roma, fino ad un molto discutibile, occhio di orata crudo a Livorno. Appena individuato il piatto ed il cuoco da sfidare, inizia la seconda parte del programma in cui lo Chef va a caccia dei giusti ingredienti con cui preparare il cibo di strada oggetto della sfida. Questa parte risulta molto utile per chi volesse a casa propria, cimentarsi nella preparazione dei vari piatti. Nella parte finale Chef Rubio ed avversario vengono valutati da una apposita giuria di assaggiatori scelti in precedenza, come dei tifosi del Napoli oppure un gruppo di vogatori di Livorno, che decreta l’esito della sfida.

Chef Rubio. Al secolo Gabriele Rubini, classe 1983, è un ex giocatore di rugby a 15, con diverse presenze in serie A. Interrotta la carriera da rugbista per colpa di un infortunio, inizia quella di cuoco con lo pseudonimo di Chef Rubio. Dopo essersi diplomato alla scuola di cucina Alma, ha girato diversi paesi dalla Nuova Zelanda al Canada, per formarsi in campo culinario. La parlata in romanesco, i tatuaggi e i baffi, gli donano uno stile che lo contraddistingue dagli altri chef che spesso vediamo in tv, strappando il titolo di cuoco “rock” del piccolo schermo dalle mani di Alessandro Borghese.

Stile. Ricalca lo stile vincente di altri programmi culinari della galassia Discovery, come Man vs. Food, ma risulta nettamente superiore. Un programma “maschio” per la leggerezza dei piatti, per stile di narrazione e per lo stile dello stesso Chef Rubio. Un programma on the road in Italia all’insegna del cibo e delle tradizioni. Si colloca benissimo nel palinsesto di Dmax rivolto perlopiù ad un pubblico maschile.

Lo consiglieresti? Sì, io l’ho trovato divertente ed interessante, ho scoperto dei piatti di cui ignoravo completamente l’esistenza. Si apprezza molto di più la cucina tradizionale italiana in una puntata di Unti e bisunti che in una intera stagione della Prova del cuoco.

VOTO. 9.5/10

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