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Parole semplici a servizio della storia: intervista a Ottavia Piccolo

Parole semplici a servizio della storia: intervista a Ottavia Piccolo

Palermo, 13 aprile 1983. Elda Pucci, la signora dottoressa che curava i ‘picciriddi’ nei quartieri più poveri della città di Palermo, diventa Prima Cittadina. È la prima volta che una donna viene eletto come sindaca a Palermo ed è anche la prima volta in assoluto in una grande città italiana. Il suo mandato però dura poco, nel mese di aprile di un anno dopo, Elda Pucci è sfiduciata. Il suo spirito di cambiamento, di legalità e di giustizia dà fastidio a chi quella terra non l’ha mai amata e sempre sfruttata. Lì, dove tutto si impasta come la calce, come la colla, i miliardi dell’eroina, gli assassini del Generale Dalla Chiesa, di Michele Reina, di Piersanti Mattarella, di Pio La Torre, dello scrittore Pippo Fava, il cemento di Vito Ciancimino, gli Inzerillo, i Badalamenti, i Buscetta, l’avvento di Totò Riina, la città di Palermo, per la prima volta, durante il mandato di Elda Pucci, si costituisce parte civile in un processo di mafia. Eppur qualcosa si muove, avrebbe detto Galileo.

A dare corpo e voce a Elda Pucci, attraverso lo spettacolo ‘Cosa Nostra spiegata ai bambini’, nato su un testo scritto da Stefano Massini, per la regia di Sandra Mangini, con le musiche del Maestro Enrico Fink eseguite dal vivo da Massimiliano Dragoni (salterio e percussioni), Luca Roccia Baldini (basso), Massimo Ferri (chitarra, bouzouki, mandolino), Gianni Micheli (clarinetto basso), Mariel Tahiraj (violino), Enrico Fink (flauto), al teatro Ciro Pinsuti di Sinalunga, è una perfetta Ottavia Piccolo.

“Elda Pucci era una pediatra dell’ospedale di Palermo. Lei faceva parte della Democrazia Cristiana, era stata scelta con lo scopo di rinnovare le facce della politica, era stata scelta per fare il sindaco. Lei aveva accettato perché era una donna che si impegnava in tutti i modi. A Palermo era molto conosciuta, si occupava dei bambini poveri che vivevano nei quartieri più disagiati. Non l’hanno fatto lavorare, il suo mandato è durato poco meno di un anno perché ha cominciato a trattare degli argomenti scomodi e quindi dopo un po’ l’hanno sfiduciata. Lei era una persona serie e molto attenta.” – Ottavia Piccolo, poco prima di andare in scena al Ciro Pinsuti, ci spiega chi era Elda Pucci.

Trovare parole semplici per spiegare cos’è Cosa Nostra non è cosa facile, Stefano Massini con questo testo ci riesce perfettamente e Ottavia Piccolo con la sua interpretazione diretta, forte e determinata riesce a trasmettere al pubblico tutte le difficoltà nel gestire una terra segnata nel profondo da attività criminali, dove il governare dovrebbe, più che in altri luoghi, significare cambiamento, ma invece come spesso succede, è continuamente osteggiato e minacciato. E nella Sicilia degli anni ’80 lo era ancora di più.

Ottavia, da dove arriva il titolo dello spettacolo?

“Arriva proprio da un’intervista rilasciata da Elda Pucci, dove diceva che se Cosa Nostra riuscissimo a spiegarla alla gente come se la spiegassimo ai bambini, forse tutto potrebbe essere diverso e si potrebbe cambiare il modo di vedere un problema molto grosso che c’era e c’è a Palermo, come è nel nostro Paese e con anche ramificazioni in tutto il mondo.”

Che ruolo ha la musica in questo spettacolo?

“I musicisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo sono i co-protagonisti dello spettacolo, perché la musica in questo caso non è un accompagnamento ma serve un sottolineare i sentimenti, il clima e quello che succede intorno a questa donna eccezionale che è Elda Pucci”.

Nonostante Elda potesse rappresentare un cambiamento per Palermo e per la Sicilia, è come se non fosse esista, fino ad oggi: “Elda non è stata uccisa dalla mafia, ma questo ha fatto sì che fosse del tutto dimenticata, cancellata. A Palermo non esiste una strada, un giardino o un vicolo dedicato a Elda Pucci, ma forse adesso grazie a Stefano Massini che ha scritto questo testo e al nostro spettacolo, al Comune di Palermo, nel Palazzo delle Aquile, è stata messa una targa a ricordo di Elda Pucci. Speriamo che da qui a qualche mese si possa anche pensare all’inaugurazione di una strada.”

Tornando invece allo spettacolo, come è nata la collaborazione con Stefano Massini e da quanto tempo dura la vostra collaborazione?

“Con Stefano Massini ci siamo incrociati nel 2005. Stefano mi ha portato dei testi da leggere, era un giovanissimo ragazzo che non conoscevo, questi testi erano bellissimi e ho quindi sollecitato il registra con il quale lavoravo in quel momento che era Sergio Fantoni perché li leggesse. Lui ha immediatamente apprezzato la scrittura di Stefano, l’ha incontrato e gli ha chiesto di scrivere un testo per me, quel testo era ‘Processo a Dio’, un testo sulla Shoah molto potente e forte e da allora abbiamo cominciato la collaborazione. Questo spettacolo è il nono testo di Stefano Massini che porto in scena. La collaborazione è forte e del resto finché Stefano continuerà a scrivere bene le cose che io vorrei recitare, il connubio continuerà”.

Prima di salutarci con Ottavia parliamo del ritorno a teatro dopo quasi due anni di stop dovuti alla pandemia: “C’è una grande voglia da parte del pubblico di partecipare, di essere protagonista insieme a noi attori e musicisti di un momento che dovrebbe essere di rinascita. Il teatro forse può aiutare a ricostruire una socialità e un’attenzione agli altri che invece abbiamo dovuto sospendere in questi due anni. Io ci spero e ci credo molto e per fortuna, soprattutto qui in Toscana, il nostro spettacolo ha avuto molto successo e tanto pubblico, pubblico competente e partecipe.”

Dalle tavole del Ciro Pinsuti, Ottavia Piccolo e i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo hanno dato forma e struttura a un teatro necessario e civile, che attraverso parole semplici, forse più difficili da trovare, è riuscito a esprimere tutta la potenza della storia. Lo spettacolo, che riprenderà la sua tournèe a ottobre, è una coproduzione Officine della Cultura, Argot Produzioni e Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini, per la regia di Sandra Mangini e con le musiche di Enrico Fink.

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