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Chiusi e Ucraina, un racconto di integrazione ed empatia al Festival Orizzonti

Chiusi e Ucraina, un racconto di integrazione ed empatia al Festival Orizzonti

A Chiusi si è da poco concluso il Festival Orizzonti 2022, un’edizione non basata solo sul teatro e sull’arte ma anche sul territorio e sulla comunità. Accanto alla programmazione di eventi nel cartellone, infatti, è stato organizzato un incontro con i rifugiati ucraini presenti nel territorio chiusino. Un momento di gioco e svago, ma anche di scambio culturale, che ha permesso ai partecipanti di comunicare e interagire senza limiti. 

Durante l’incontro, presieduto dal direttore artistico del festival Marco Brinzi, le persone hanno avuto modo di conoscersi a vicenda, ma poi la vera empatia è arrivata tramite i gesti e i movimenti. Vari giochi teatrali hanno fatto comunicare due realtà a prima impressione molto distanti, per lingua, usi e costumi, ma che una volta denudate degli accessori futili come i preconcetti, sono entrate in connessione attraverso i sensi primari. 

Passarsi i suoni modificandoli, ballare, stare a occhi chiusi e provare a contare fino a venti, indovinare chi è l’assassino all’interno del gruppo fornendosi solo della vista e dell’intuito: giochi semplici ma capaci di creare una connessione. Attraverso il teatro e attraverso le sue metodologie l’incontro si è trasformato in un momento di semplice gioco, che non sottostava a nessuna necessità di integrazione o a nessuna richiesta formale, ma che seguiva le regole della connessione sociale umana, superiore a qualsiasi imposizione dialettica.

Le ragazze che avevano partecipato all’incontro sono poi diventate pubblico di altri eventi dell’ultimo weekend del festival chiusino, esprimendo con la loro semplice presenza il successo dell’incontro. L’obiettivo del direttore artistico e di tutta la Fondazione Orizzonti era proprio quello di trasmettere il messaggio che il teatro è un luogo di incontro, dove ognuno può essere ciò che vuole e dove tutti possono essere parte di un’unica comunità.

Sempre grazie al Festival Orizzonti si è parlato nuovamente della comunità ucraina e dell’empatia umana, questa volta attraverso le immagini della mostra fotografica organizzata dai Flashati Cinefotoclub.

Un appuntamento sulla conoscenza e sulla presa di coscienza, dal titolo “Questo è tutto. 86 giorni nell’acciaieria Azovstal”. Un’esposizione di immagini in grande formato, esposte per le via del centro storico, aperta 24 ore su 24 e completamente gratuita nata dalla collaborazione tra i Flashati, il Comune della Città di Chiusi, la Fondazione Orizzonti d’Arte e Proloco di Chiusi. 

La mostra si basa sulle foto del fotografo-combattente Dmytro Kozatsky soprannominato “Orest”, membro del battaglione Azov. Prima di arrendersi, diventando prigioniero russo, ha donato il suo bene più prezioso a tutto il mondo, caricando le foto scattate durante gli 86 giorni di resistenza in una cartella Google Drive. Nei commenti ha poi scritto “A proposito, mentre sono prigioniero, vi lascio le mie foto in alta qualità. Inviatele a tutti i premi giornalistici e concorsi fotografici. Sarà molto bello se vinco qualcosa, dopo l’uscita. Grazie a tutti per il vostro sostegno. Ci vediamo”

I ragazzi di Flashati Cinefotoclub hanno scaricato le immagini totalmente libere da licenze, le hanno stampate su pannelli in pvc grandi 100 per 150 centimetri per poi collocarle nelle strade del borgo (saranno visibili a Chiusi fino al 2 ottobre). Tutti gli organizzatori sono assolutamente consapevoli dell’ideologia filonazista del battaglione Azov, ma l’intento della mostra non è quello di dare un giudizio politico. L’obiettivo è quello di ricordare, di non dimenticare, e come fra le vie di Chiusi, mentre viviamo tranquilla la nostra vita spuntano le immagini crude di chi è in guerra e soffre, così nella nostra mente dovrebbe tornare a galla il pensiero che a poche ore da noi, ma non solo in Ucraina, anche nel resto del mondo, stanno morendo delle vite umane. Una mostra fotografica che vuole ravvivare l’empatia che ognuno di noi prova per l’altro e che spesso, purtroppo, diventa più forte se si è stretti nel dolore.

“Crediamo che le straordinarie immagini di Orest possano aiutare il passante (che vive una comfort zone) a riflettere sulle brutalità di ogni conflitto. La sfida per noi è mantenere il focus sull’operazione artistica e umanitaria” – dichiarano i Flashati- “Dal 31 luglio, le strade di Chiusi saranno teatro di un documento di assoluta importanza e immediata attualità. Ci rendiamo conto che il contesto in cui le foto sono state scattate possa suscitare una discussione anche aspra, ma a noi interessa mostrare un documento eccezionale in un momento che vede il conflitto ancora in corso, ma dove si registra anche un abbassamento della soglia d’attenzione mediatica. Lungi da noi abbracciare ogni possibile ideologia dei soldati in questione: il nostro obiettivo è far ragionare chi osserva quegli scatti sul tema della guerra tout court. Sulla brutalità delle guerre che si stanno svolgendo in tutto il mondo. Una sana discussione può avere un senso (sempre meglio del silenzio), la strumentalizzazione politica invece non fa parte delle nostre istanze. Anzi, la rifiutiamo”. 

Per altre informazioni, per conoscere l’itinerario e i punti di esposizione e per avere informazioni sull’autore delle immagini, si rimanda al seguente link http://user-flashati-club.sitebuilderbuilder.com/

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