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La Siria tra ISIS, guerra civile e tratta delle donne

La Siria tra ISIS, guerra civile e tratta delle donne

La situazione della Siria è al centro dell’attenzione internazionale, per via del complicato schema geopolitico sfociato in terribili situazioni di guerra civile, tra la minaccia dell’ISIS e la tratta delle donne. Un argomento che è stato trattato venerdì 24 Novembre presso la Casa della Cultura di Torrita di Siena, attraverso il contributo e le testimonianze dei giornalisti Sara Lucaroni e Filippo Biagianti.


Capitano, a volte, delle serate che ti lasciano qualcosa che difficilmente riesci a toglierti dalla testa nei giorni successivi. Immagini, riflessioni, insight. Venerdì è stata una di quelle serate.

I lavori di Sara Lucaroni e Filippo Biagianti, seppur diversi nei contenuti e nelle modalità di narrazione, restituiscono l’immagine di un territorio che percepiamo volutamente distante da noi. In realtà, quei fatti, quelle storie, quelle persone sono tutt’altro che lontani.

Il film di Filippo si concentra sui fatti accaduti ad Aleppo nel 2014, descritti attraverso le testimonianze di alcuni media-attivisti: struggente e bellissimo, ci mostra la situazione siriana dall’interno, senza filtri, con gli occhi e le emozioni di chi vuole raccontare quello che vive la popolazione civile ogni giorno, tra barili pieni di esplosivo misto a lamiere che cadono dal cielo e bombardamenti a scuole e mercati.

Anche le voci che Sara ha raccolto nella sua inchiesta colpiscono profondamente: la descrizione delle modalità con cui le donne vengono vendute, i maltrattamenti che subiscono, i manuali su come trattare schiave e prigioniere, fino ad arrivare ai suicidi delle donne che, dopo essere state “ricomprate” dalle famiglie o dopo che magari sono riuscite a fuggire, non hanno gli strumenti necessari per far fronte al trauma.

Sara ci racconta una delle tante forme di violenza di genere, tante altre le leggiamo ogni giorno nei quotidiani o nelle web news nazionali e internazionali. È di questi giorni la notizia del lunghissimo interrogatorio nell’ambito dell’incidente probatorio a cui sono state sottoposte le studentesse americane che hanno denunciato lo stupro da parte di due Carabinieri: 12 ore di domande, molte delle quali degradanti, offensive, lesive per la loro dignità, colpevolizzanti. Un’altra forma di violenza ai danni di chi ne aveva già subita. Viene da pensare alle parole di Franca Rame quando nel suo monologo, raccontando lo stupro subito, diceva “Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura. Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido… Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani”.

Nonostante decenni di battaglie, in certi momenti si ha la sensazione di non aver fatto molti passi avanti nella conquista della parità di genere. Ci accorgiamo che è ancora necessario lottare, ognuno con i propri mezzi ma con consapevolezza, cominciando dall’educazione affettiva, passando per l’uso di un linguaggio di genere, un welfare che davvero tenga conto della conciliazione dei tempi vita/lavoro, la riduzione del gap salariale.

C’è ancora bisogno del femminismo, che non è una brutta parola e riguarda uomini e donne, che è vivo in chi crede nel rispetto della persona e nella lotta alla disparità in base al genere. Ce n’è bisogno oggi, come ieri.

C’è bisogno dei CAV, che ogni giorno accolgono chi ha subito violenza e forniscono strumenti affinché la donna possa uscire dalla relazione violenta e si riprenda quel potere che gli è stato tolto. C’è bisogno di una rete istituzionale che riconosca il ruolo centrale del Centro Antiviolenza, che sappia lavorare rispettando le diverse professionalità che ne fanno parte e che, soprattutto, abbia una formazione specifica sulla violenza e riconosca e rispetti la Convenzione di Istanbul.

C’è bisogno di un giornalismo che non empatizzi con chi commette femminicidio, violenza domestica e stupri e non colpevolizzi vittime e sopravvissute. C’è bisogno di insegnare a riconoscere la violenza, la sua esistenza, in tutte le sue forme, che sono tante e sfaccettate, dalla mano sul sedere sul tram al complimento sessista e volgare per strada, ai commenti denigranti sui social, fino alla violenza domestica fisica e/o psicologica, allo stupro, al femminicidio, alla vendita di donne come fossero bestie.

C’è bisogno di far capire l’importanza delle politiche di genere a chi si occupa di politica, dalle Amministrazioni di piccoli Comuni fino ai più alti rappresentanti dello Stato.

Solo quando di tutto questo non ci sarà più bisogno, allora potremmo dire, con ragione, di aver raggiunto la parità di genere. Grazie a Sara, Filippo, a La Valdichiana, alla Fondazione Torrita Cultura e al Centro Pari Opportunità Valdichiana per questa iniziativa di così alto spessore.

Gessica Nisi
Presidente del Centro Pari Opportunità dell’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese


Approfondimenti:

  • L’inchiesta di Sara Lucaroni per l’Espresso: Rapite dall’Isis
  • Il documentario di Filippo Biagianti e Ruben Lagattola, “Young Syrian Lenses”: Trailer
  • Un’intervista a Luisanna Porcu (Onda Rosa) sugli stupri alle studentesse americane a Firenze
  • La registrazione del dibattito iniziale alla Casa della Cultura di Torrita:

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