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Un occhiolino e ti faccio la foto, con Google Glass

Un occhiolino e ti faccio la foto, con Google Glass

Solo pochi mesi sono bastati alla comunità di sviluppo di Google Glass, per arrivare a realizzare le prime applicazioni ed estendere le funzionalità del dispositivo di realtà aumentata pensato dall’azienda californiana del celebre motore di ricerca.

Se il dispositivo ai profani si presenta come un ibrido tra un paio di occhiali e un prisma laterale di materiale trasparente, in realtà è un sofisticato concentrato tecnologico da poter indossare ed utilizzare praticamente ovunque; ai molti sembrerà un semplice accessorio da secchioni, ma potrebbe costituire una delle prossime tecnologie abilitanti che in futuro utilizzeremo per poter interagire con l’Internet degli oggetti, superando il paradigma delle interfacce tipo desktop da comandare con il mouse ed icone da sfiorare con un tocco per usare app.

Sebbene ne sia prevista la diffusione su scala commerciale in forma definitiva a partire dal 2014, Google ha solo recentemente reso disponibile una versione Explorer Edition riservata, oltre a chi si può permettere 1500 dollari americani per avere questo dispositivo, a collaudatori selezionati e ai partecipanti dei convegni organizzati dall’azienda madre. Proprio questo tipo di primo rilascio, nonostante che sostanzialmente ci confrontiamo con un prodotto ancora in evoluzione (Sergey Brin, co-fondatore di Google, ne ha indossato in alcune occasioni differenti prototipi durante l’anno trascorso), ha consentito che la comunità di sviluppo partecipasse e contribuisse a definire nuove funzionalità ed applicazioni.

Le possibilità di utilizzo di Glass appaiono davvero infinite viste le caratteristiche tecniche che possiamo brevemente riportare:[list style=”1″ underline=”1″]

  • Alimentazione: Batteria ricaricabile
  • CPU: dedicata, a doppio “core”
  • Memoria: 1GB RAM
  • Archiviazione: 16GB Flash
  • Video: proiezione di 640×360 su prisma ottico, equivalente ad uno schermo di 25 pollici distante 2,5 metri
  • Audio: Trasduttore osseo a conduzione
  • Connettività: Bluetooth, Wi-Fi, Micro USB
  • Comandi: riconoscimento di comandi vocali su elaborazione del linguaggio naturale captato da microfono, rete di sensori costituita da accelerometro, giroscopio, di luce, prossimità, orientamento, rotazione vettoriale, accelerazione lineare, gravità
  • Capacità di registrazione e cattura: fotografica 5 MP, video in HD 720p

 

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I vari punti potrebbero essere quelli già individuabili in uno smartphone (che comunque continuerà ad essere necessario per avere connettività Internet), e quindi potremmo “vedere cose già viste”, ma è interessante notare come parallalamente sia i collaudatori che Google stessa siano in piena attività per esplorare ed estendere le potenzialità che derivano dalle caratteristiche del dispositivo stesso.

Se da un lato tra i primi si studiano e realizzano nuovi programmi che sono in grado di riconoscere l’apertura e la chiusura delle palpebre per permetterci di scattare delle foto o avviare la registrazione di un filmato (casomai qualcuno considerasse il comando vocale “ok glass, record a video” troppo impegnativo), nei laboratori di Mountain View già è stato dato l’annuncio che per la versione commerciale saranno disponibili programmi per generare foto sferiche ed accorgimenti particolari per evitare fenomeni di sottoesposizione e sovraesposizione delle immagini rendendo riconoscibile il minimo dettaglio.

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