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“L’Urlo di Brandano” arriva a Montepulciano

“L’Urlo di Brandano” arriva a Montepulciano

Dopo il successo riscontrato nel corso della rappresentazione teatrale a Petroio, paese natale di Bartolomeo Garosi, lo spettacolo “L’Urlo di Brandano” arriva a Montepulciano. L’appuntamento è per domenica 4 ottobre alle ore 18:30 nella Chiesa del SS Nome di Gesù, in via di Voltaia nel Corso: lo spettacolo, realizzato dal Gruppo Teatrale “Historia” dell’Associazione Culturale “ARTEdaPARTE“, è realizzato in collaborazione con le Parrocchie di Montepulciano.

Recuperando i fatti dai documenti storici e dalla biografia “Bartolomeo Garosi Il Brandano” di Brunero Machetti, il copione assume la forma di una Cronaca narrata dai testimoni del tempo, con flashback attivi che mostrano momenti della vita di questa affascinante figura storica, con particolare attenzione ai tratti mistici e spirituali della sua conversione. Il Brandano è un personaggio che, a distanza di seicento anni, ancora suscita interesse e curiosità per le sue apparenti contraddizioni, per il fervore della sua Fede e la potenza della sua predicazione, con le sue profezie in rima e le tonanti invettive contro i potenti del tempo.

La Rappresentazione Storica “L’Urlo di Brandano” è accompagnata da Canti Gregoriani eseguiti dai Soprano Annamaria Amorosa e Chiara Protasi, musiche di Joao Pedro Savino ed è interpretata da Samuele Peruzzi (Narratore), Damiano Belardi (Brandano), Emanuela Castiglionesi (Francesca), Cristiana Bruni (Giovanna), Alessio Fanelli (Fra Serafino), Maria Paola Bernardini (Madonna Salimbeni), Federico Vulpetti (Messer Landucci), Stefano Bernardini (Famiglio De Medici), Fabio Amirante (Armigero), Marco Vulpetti e Michele Padovan (Armati). 

Ma chi era Brandano?

Bartolomeo Garosi nacque a Petroio nel 1486, da famiglia contadina, rozzo e violento, visse una gioventù dissipata nel vizio. Soprannominato Brandano per il suo fisico possente, dopo essersi trasferito a Montefollonico, dove aveva sposato una certa Francesca, cambiò vita quando una scheggia di pietra lo colpì in un occhio mentre stava zappando il campo. Così, spaventato da quello che gli parve un segno divino e conquistato dalle parole del predicatore Fra Serafino da Pistoia, si convertì e intraprese una vita di apostolato fatta di stenti, elemosine e penitenze, vestendo il saio bianco da terziario agostiniano. La forza furiosa delle sue prediche gli valse l’appellativo di “Pazzo di Cristo”. Viaggiò per l’Italia, la Francia e la Spagna, predicando penitenze e profetizzando sciagure che, avveratesi, crearono intorno a lui un gran numero di fedeli e di nemici. Il processo iniziato per la sua beatificazione si fermò qualche decennio dopo la sua morte e se n’è persa la memoria. Pazzo o Santo? Profeta o visionario? Ancora oggi quest’uomo rimane un affascinante mistero, che vogliamo riportare alla luce.”

Perché realizzare uno spettacolo in Chiesa?

“L’evento riprende la tradizione delle Rappresentazioni Sacre, ovvero narrazioni di fatti religiosi che, già nel medioevo, venivano allestite all’interno delle Chiese, non in forma di semplice lettura, ma con l’utilizzo di figuranti che ne rappresentavano le scene e i personaggi. Riprendiamo questa formula teatrale a carattere sacro con l’intento di promuovere la cultura, valorizzare e mantenere la memoria storica di luoghi e personaggi legati al territorio, educare al rispetto dei valori e spronare alla ricerca di quella spiritualità che oggi è andata perduta. Ringraziamo i Parroci che ci hanno permesso l’utilizzo delle Chiese ed in questo caso a Don Domenico Zafarana che si è reso disponibile al progetto concedendo la bellissima Chiesa del SS Nome di Gesù di Montepulciano.”

Gli organizzatori ricordano a tutti coloro che assisteranno alla rappresentazione che, anche usata in modo non liturgico, la chiesa resta un luogo sacro: pertanto si chiede di tenere un comportamento adeguato, entrare e uscire in maniera silenziosa e rispettare il luogo di culto qualunque sia il proprio credo.

Che tipo di allestimento richiede una Rappresentazione sacra?

“Noi non portiamo nulla di scenico, a parte i costumi storici che indossiamo. L’altare maggiore funge da scenografia naturale e tutto si svolge senza intaccare minimamente la sacralità del luogo. Un totale ritorno alle origini, all’essenziale. Una narrazione semplice che, se da una parte subisce quel riverbero tipico delle Chiese, l’eco acustico dei grandi ambienti che penalizza la recitazione, dall’altra acquista una suggestione che nessun altro luogo sa dare. La scena cattura l’attenzione nell’alternarsi dei personaggi, mentre i canti gregoriani, per effetto della riverberazione sonora, si espandono, indugiano sospesi nel grande spazio a volta sovrapponendosi, sino a produrre una particolare sensazione armonica. Insomma ogni elemento contribuisce a creare un’esperienza emozionante.”

Nel rispetto delle normative sanitarie, l’accesso alla chiesa sarà limitato e contingentato. È obbligatoria la prenotazione al numero 3892825971

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