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Inizia il mese del Pride – Un’introduzione all’orgoglio LGBT+

Inizia il mese del Pride – Un’introduzione all’orgoglio LGBT+

Inizia oggi il mese del Pride, ovvero dell’orgoglio LGBT+. Per tutto il mese vedremo eventi e prodotti a tema “arcobaleno”, sentiremo parlare di questi argomenti e non avremo modo di sottrarci alle immancabili discussioni.

Saliamo anche noi a bordo del carro? Sì. E no. Sì perché parte oggi, proprio con questo articolo, una nuova rubrica de La Valdichiana che si chiama Valdichiana Arcobaleno. Ma anche no, perché non ci inseriamo in questi temi per opportunità o tendenza, cosa che fanno moltissime aziende (e che si chiama rainbow washing); ci dedicheremo a questi temi perché ci teniamo e perché io che sto scrivendo questo articolo, in prima persona, li vivo sulla mia pelle.

Quindi iniziamo questo mese del Pride dandoci alcune coordinate di base per navigare “l’arcobaleno”.

La bandiera del Pride: dall'alto in basso una striscia rossa, una arancione, una gialla, una verde, una blu e una viola. A queste si aggiunge, sul lato sinistro, un triangolo fatto di altre cinque linee: nera e marrone per indicare le comunità BIPOC degli USA, azzurra, rosa e bianca per le persone trans.
La rinnovata bandiera del Pride che include i colori dell’orgoglio trans* (bianco, rosa, azzurro) e le strisce marrone e nera per le comunità BIPOC negli USA.

LGBT(QIA+): cosa significa?

Avrete visto spesso questa sigla in molte formulazioni diverse, tra le più diffuse LGBT(+), LGBTQ(+), LGBTQIA(+). Ogni lettera indica una o più identità sessuali o di genere, quindi vediamo chi sono. Il significato di alcune parole contenute in questo acronimo cambia spesso, mi limiterò a raccontare quello comunemente inteso in questo momento (con la consapevolezza che per alcune persone potrebbero indicare una cosa diversa). Come vedrete, ogni termine porta in sé una grande complessità.

L = Lesbiche

Donne attratte da altre donne. L’utilizzo di questa parola è molto più stratificato di così e tira in ballo questioni di genere e politiche. Per esempio, alcune persone non binarie (vedi sotto per una spiegazione) la usano per riferirsi a se stesse e non c’è niente di sbagliato in questo.

G = Gay

Uomini attratti da altri uomini. La parola può indicare ovviamente anche le donne attratte da altre donne, ma è usata più spesso per riferirsi agli uomini. Una donna attratta dalle donne, comunque, può usarla per parlare di se stessa.

B = Bisessuali+

Persone attratte da due o più generi. L’etichetta della bisessualità viene indicata con un + accanto quando si vuole intendere come un termine ombrello comprendente tutte le sessualità in cui si prova attrazione per più di un genere (quindi non solo bisessualità, ma anche pansessualità, omnisessualità, polisessualità e altre ancora).

La bandiera dell'orgoglio bisessuale con tre strisce orizzontali, delle quali quella al centro è più sottile. I colori dall'alto verso il basso sono fucsia, viola, blu.
La bandiera dell’orgoglio bisessuale

T = trans*

Le persone il cui genere non corrisponde a quello che è stato loro assegnato alla nascita. L’asterisco accanto alla parola “trans” viene utilizzato, come nelle ricerche online, per indicare tutte le parole che iniziano con “trans”. Ci sono molte esperienze diverse nel “non riconoscersi nel genere assegnato alla nascita” e molte parole per riferirsi a esse. Avrete sentito parlare di persone transessuali e di persone transgender, per esempio. Non abbiamo modo di approfondire tutti questi termini in questa sede, ma l’utilizzo di “trans*” è un modo per comprendere questa diversità.

Ci tengo a sottolineare che un uomo trans è un uomo a cui alla nascita è stato assegnato il genere femminile. Se invece a una persona è stato assegnato il genere maschile ma è una donna, allora questa persona è una donna trans (non un uomo).

Molto spesso si considerano trans* solo uomini e donne, ma ci sono altre esperienze che escono da questi due generi. Tali persone si definiscono non binarie (perché non appartengono a uno dei due binari comunemente riconosciuti). Le esperienze delle persone non binarie sono virtualmente infinite, ma in ogni caso possono essere considerate esperienze trans* dal momento che queste persone non si riconoscono nel genere assegnato loro alla nascita. Non tutte le persone non binarie si identificano però come trans* ed è perfettamente legittimo.

Gli individui che invece si riconoscono nel genere assegnato loro alla nascita sono cisgender. Per esempio, se sui documenti che ti riguardano c’è scritto F e ti riconosci come donna, allora sei cisgender.

La bandiera dell'orgoglio trans* composta da cinque strisce orizzontali, delle quali quella al centro è più sottile delle altre. I colori, dall'alto verso il basso sono azzurro, rosa, bianco, rosa, azzurro.
La bandiera dell’orgoglio trans*

Q = Queer e Questioning

Queer è un termine la cui complessità richiederebbe uno speciale di moltissime pagine. Riassumerò una parte del suo significato (il che mi porterà a semplificare): queer è al tempo stesso un termine ombrello e un’identità a sé. Indica tutte quelle esperienze che escono dagli schemi socialmente considerati “normali”, e quindi può comprendere in sé tutti gli orientamenti non etero e tutte le identità non cisgender: con questo significato a volte viene usato al posto della sigla LGBT(QIA+). In quanto identità a sé può indicare un’esperienza che esce dalla norma ma che non vuole definirsi ulteriormente con altri termini.

Questioning si riferisce invece alle persone che si stanno facendo delle domande sui propri orientamenti o sul proprio genere. Può riferirsi a una fase di esplorazione della propria identità e può condurre a delle risposte (per esempio: “Dopo tante domande ho capito di essere gay”) oppure può rimanere così e basta: una persona può essere questioning anche per tutta la vita – e non c’è niente di male in questo.

I = Intersex

Nonostante crediamo comunemente che esistano solamente due sessi, maschio e femmina, questa è una credenza errata. La categorizzazione delle persone in un sesso o in un altro si basa su caratteristiche anatomiche, riproduttive, ormonali, genetiche. Alcuni individui non possono essere collocati però in nessuna delle due categorie: per esempio, possono nascere persone che hanno XX come configurazione cromosomica (quella che noi consideriamo “femminile) e che hanno un pene (organo genitale che consideriamo “maschile”). Questa, che è una variazione del tutto naturale e non una devianza, è solamente una delle moltissime possibilità in cui gli esseri umani possono venire al mondo. Intersex è il termine usato per racchiudere tutte queste possibilità al di fuori del binario maschio-femmina.

La bandiera della comunità intersex. Su uno sfondo giallo, al centro troviamo una circonferenza viola.
La bandiera della comunità intersex

A = Asessuali e Aromantiche

Le persone asessuali sono le persone che non provano attrazione sessuale verso alcun genere. L’asessualità è un orientamento legittimo ed esistente, non ha niente a che fare con i livelli di libido (ne abbiamo parlato in uno dei video di Specchio). L’asessualità è un’identità in sé, ma è anche un termine ombrello che comprende tutti gli orientamenti di chi prova attrazione sessuale mai, in occasioni rare o molto specifiche o a livelli molto bassi (alcune identità che ne fanno parte sono la demisessualità e la graysessualità).

Le persone aromantiche sono invece le persone che non provano attrazione romantica verso alcun genere. L’attrazione romantica e l’attrazione sessuale sono due tipi di attrazione distinti e sebbene per molte persone vadano di pari passo non è così per tutte. Esistono persone asessuali e aromantiche ma anche persone asessuali biromantiche (ovvero che provano attrazione romantica per due o più generi) e persone aromantiche omosessuali e così via, in moltissime possibilità diverse. Come per l’asessualità, anche l’aromanticismo è un’identità in sé e un termine ombrello per le esperienze di chi prova attrazione romantica mai, in occasioni rare o molto specifiche o a livelli molto bassi (alcune identità che ne fanno parte sono il demiromanticismo e il grayromanticismo).

La bandiera dell'orgoglio asessuale, composta da quattro strisce orizzontali. Dall'alto verso il basso: nera, grigia, bianca, viola.
La bandiera dell’orgoglio asessuale

È finita qui?

No. A volte troverete questa sigla indicata come LGBTQIAPK+, per esempio. La P sta per Poliamore e pansessualità, la K sta per kink. La pansessualità indica attrazione per tutti i generi (e come abbiamo visto a volte viene indicata sotto l’ombrello della bisessualità+).

Il poliamore è uno stile relazionale, che appartiene alla macro-categoria delle non monogamie etiche, in cui più di due persone sono collegate da attrazione romantica e/o sessuale. Con kink invece si indicano tutte quelle pratiche sessuali comunemente considerate “non accettabili” (uno tra gli esempi più conosciuti è sicuramente il sadomaso).

Per queste due ultime categorie c’è una discussione interna alla stessa comunità: devono far parte della sigla oppure no? Sono categorie in cui potrebbero rientrare anche persone eterosessuali e cisgender, e queste persone non dovrebbero stare all’interno della comunità LGBT+, giusto?

Se chiedete a me, dovrebbero starci, perché il poliamore e le pratiche kink sono esperienze marginalizzate. Altre persone della comunità, però, vi risponderebbero diversamente – perché la comunità LGBT+ stessa non è un blocco monolitico!

La bandiera dell'orgoglio poliamoroso, costituita da tre strisce orizzontali. Dall'alto verso il basso: blu, rossa, nera. Al centro della striscia rossa la forma di un pi greco in giallo.
Bandiera dell’orgoglio poliamoroso

Non sarebbe finita nemmeno qui. Il “+” indicato in fondo alla sigla (qualsiasi sia la sua formulazione) indica tutte le altre identità che escono dalla norma sociale. Queste identità, però, vorrebbero giustamente essere rappresentate esplicitamente come le altre – che è poi il motivo per cui l’acronimo continua ad allungarsi.

La sigla rischia di diventare troppo lunga? Forse. È giusto per questo mettere alcune identità dietro un + come se fossero meno importanti? Se chiedete a me no. Per ovviare al problema alcune persone usano “Queer”, come termine ombrello complessivo.

Questo termine (che abbiamo incontrato più su) è tuttavia problematico in alcuni contesti. Nei paesi anglofoni, per esempio, è stato usato a lungo come insulto e per discriminare. Alcune persone si sono riappropriate di questo termine e hanno iniziato a usarlo in senso positivo; altre invece non vogliono comprensibilmente usarlo perché fa riemergere traumi e situazioni di sofferenza. In Italia questo problema storico non si presenta, ma è comunque importante tenerlo presente.

Quindi non c’è una soluzione? No. L’avevo detto che le cose sono molto più complesse di come vengono raccontate solitamente (e anche io ho dovuto semplificare molto!).

Perché Giugno è il mese dell’orgoglio LGBT+?

Veniamo infine all’ultima questione di questo articolo introduttivo. La notte del 28 Giugno 1969, in un locale di New York chiamato “Stonewall Inn”, degli scontri tra persone LGBT+ e polizia hanno dato vita a una ribellione contro i soprusi delle stesse forze dell’ordine e dello stato. Quei moti di protesta sono considerati il momento che ha dato il via definitivo al movimento di rivendicazione dei diritti che conosciamo oggi. Battaglie e attivismo esistevano anche prima, ovviamente, ma quest’evento è riconosciuto come fondamentale nella lotta. Pertanto, come ricorrenza e celebrazione, il mese di Giugno è diventato il mese in cui rivendicare l’orgoglio di essere persone LGBTQIA+.

Proprio per questo motivo, oggi partiamo con Valdichiana Arcobaleno. Nel corso dei prossimi mesi vi presenteremo alcune persone LGBTQIA+ presenti in Valdichiana che hanno deciso di raccontarci la loro storia. Perché sì, persone LGBTQIA+ esistono anche in Valdichiana (sembra scontato dirlo, ma per alcune persone sarà una novità). Quindi niente più lunghe spiegazioni, non vi preoccupate. Se ci sarà bisogno di introdurre termini nuovi li affronteremo, ovviamente, ma ci concentreremo sui racconti di queste persone. Questo articolo introduttivo ci sembrava però necessario per navigare in questi argomenti con almeno qualche strumento.
Se avete domande o dubbi, ovviamente, vi rispondiamo. A presto con la prima intervista!

L’immagine in copertina è di Divya Agrawal su Unsplash.

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