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Il castello di Montecchio Vesponi, un fortilizio a difesa della Valdichiana e dimora del Capitano di ventura Sir John Hakwood

Il castello di Montecchio Vesponi, un fortilizio a difesa della Valdichiana e dimora del Capitano di ventura Sir John Hakwood

Per la rubrica ‘Che bel Castello!’ questa volta la nostra redazione vi porta alla scoperta del Castello di Montecchioni Vesponi, nel Comune di Castiglion Fiorentino, un fortilizio a difesa della Valdichiana, della Val di Chio e della Valle del Ruccavo e dimora del Capitano di ventura Sir John Hakwood

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A pochi chilometri a sud-est di Castiglion Fiorentino, situato sulle pendici del Monte Sant’Egidio, sorge il monumentale castello di Montecchio Vesponi. Costruito in posizione strategica a difesa della strada che collegava Arezzo e Cortona alla Val di Chio e la Valle di Ruccavo, il complesso architettonico sovrasta l’intera Valdichiana e ne custodisce la difesa. La sua maestosità e imponenza si può percepire subito salendo per la stretta stradina che porta al Belvedere.

A colpo d’occhio è da mozzare il fiato, nonostante la nebbia bassa e stratificata che avvolge la valle, sul castello splende un tiepido sole invernale che ne sottolinea la sua altezzosità. Imbocco una stradina che mi porta all’entrata della struttura e subito dietro all’impotente portone ottocentesco, situato a sud e protetto da una delle torri, trovo ad accogliermi la castellana e proprietaria del castello Orietta Floridi Viterbini e l’archeologa Silvia dell’Associazione InCastro APS, che si occupa di recuperare e tramandare la storia della struttura e Giuseppe il giardiniere tuttofare che preserva la cura e la bellezza del castello.

Il mio viaggio alla scoperta del fortilizio castiglionese inizia con il racconto dei cenni storici da parte dell’entusiasta e appassionata castellana innamorata della sua dimora, che nei secoli ha visto anche il passaggio di un sanguinario condottiero. Le prime attestazioni certe sull’epoca di costruzione del castello risalgono all’inizio del XIII secolo quando il fortilizio apparteneva agli uomini della fazione aristocratico-militare fedele alla famiglia dei Marchiones. Successivamente il castello passò sotto il dominio di Arezzo che dopo aver acquisito diritti e proprietà, al suo interno, costruì una cinta muraria e delle abitazioni, incoraggiando così l’arrivo di nuove popolazioni. Tra la fine del XIII e il XIV, il castello era diventato un centro abitato florido e ricco che contava circa 57 abitazioni con circa 280 persone tra contadini e allevatori. Nel XIV il castello passò sotto le mani dei Tarlati, poi sotto il dominio di Perugia, all’epoca molto attratta dalla ricchezza della Valdichiana, e infine sotto Firenze. Ed è qui che entra in scena un capitano di ventura inglese, Sir John Hakwood, noto in Italia come Giovanni Acuto, mercenario a capo della ‘Compagnia Bianca’ che diventa proprietario del castello di Montecchio. Alla sua morte il castello tornò definitivamente sotto Firenze tramite Donnina Visconti, vedova di Giovanni Acuto. Nei secoli successivi il castello si è andato spopolando, i contadini che vi abitavano si spostarono nella pianura circostante, ricca e fertile, abbandonando il castello e cercando fortuna altrove. Nel 1774 il Comune di Montecchio fu soppresso e unito a quello di Castiglion Fiorentino e di conseguenza anche la struttura, ormai in decadenza, passò al comune castiglionese. A fine ‘800 il castello passò nelle mani del banchiere Giacomo Servadio che lo fece ristrutturare secondo il gusto ottocentesco: le poche abitazioni rimaste furono demolite, il terreno livellato per ricavarci orti e giardini e la cinta muraria fu ornata di merli guelfi. Ancora un passaggio di proprietà nel 1890, quando divenne di proprietà della famiglia Budini Gattai, fino ad arrivare all’attuale proprietaria la signora Orietta Floridi Viterbini.

Orietta, insieme alla sua fida Silvia, dopo avermi raccontato della storia della struttura, mi spiegano l’architettura del castello partendo dalle sue poderose mura che circondano il complesso per 265 metri interrotti solo da otto torri a pianta quadrata ma prive del lato interno secondo la tipologia ‘scudata’. La visita continua con la torre quadrangolare, alta 30 metri, che svetta al centro della struttura e situata nella sommità della collina, si tratta di una struttura più antica di tutto il complesso. Appoggiata alla torre vi è poi l’imponente struttura del cassero, di forma trapezoidale che fu costruito nel periodo di forti contrasti bellici. Venuti meno i motivi bellici il cassero fu dismesso e adibito a funzione abitativa. In posizione centrale si trova il palazzo signorile, che nelle fonti storiche è indicato come il ‘Palazzo del Comune’, ‘Palazzo dell’Ufficiale’ o ‘Palazzo di Giustizia’. Un tempo questo palazzo non era isolato ma circondato da altri edifici. In posizione più bassa si trovava poi la chiesa parrocchiale di San Biagio che fu abbandonata alla fine del XVIII secolo per una nuova chiesa costruita fuori dalle mura e più a valle. La zona fu poi utilizzata come spazio cimiteriale e la chiesina di San Biagio fu completamente smantellata; adesso ne rimane solo la pianta. Infine nel lato nord-ovest delle mura si addossa poi l’unico altro edificio bassomedievale costruito secondo la tipologia della casa a pilastri; oggi questo la residenza della castellana.

Non c’è castello che non sia legato a un personaggio storico di valore. In questo caso il fortilizio castiglionese è legato a Sir John Hakwood Giovanni Acuto, accorto stratega che esercitò un’influenza politica importante nei vent’anni in cui fu al comando delle truppe per la Repubblica fiorentina. Primo dei capitani di ventura in Italia ma anche dei condottieri politici, secondo la leggenda Sir. John Hakwood era il secondo figlio di un proprietario terriero di Sible Hedingham nella contea d’Essex; intraprese la carriera militare per combattere per il suo Re, Edoardo III d’Inghilterra durante la Guerra dei Cento anni. Dopo la pace di Brétigny, Hachwood fondò una banda di mercenari, la Compagnia Bianca che si schierava in difesa dello Stato che pagava meglio. Nel 1362 venne reclutato dal marchese del Monferrato Giovanni Paleologo e scese in Italia. Successivamente si spostò in Toscana dove combatté per la Repubblica di Pisa nella battaglia di Cascina del 1364.  In seguito fu al servizio prima della Repubblica di Firenze e in seguito di Bernabò Visconti, del quale sposò nel 1377 la figlia illegittima ma alquanto bella Donnina Visconti. Poco dopo sciolse l’alleanza anti-papale, provocando l’ira dei Visconti: dopo un acceso diverbio con il signore, firmò un trattato di amicizia e alleanza con la Repubblica di Firenze. Successivamente combatté per la Repubblica di Pisa e per Papa Gregorio XI nella guerra degli otto anni che contrapponeva lo Stato Pontificio alla Repubblica di Firenze. Passò poi dalla parte degli Angioini napoletani contro quelli dei Durazzo e contro Gian Galeazzo Visconti. Questo era l’ultimo atto di Giovanni Acuto che cessò il servizio della Repubblica di Firenze, la quale gli concesse come ricompensa il castello di Montecchio Vesponi. Giovanni Acuto morì il 14 marzo 1394 a Firenze, dove venne sepolto con grandi onori nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore. In seguito, le sue spoglie furono traslate nella città natale dal figlio John Jr., dietro richiesta del Re d’Inghilterra, Riccardo II. In sua memoria la città di Firenze commissionò il celebre ritratto equestre a Paolo Uccello,  capolavoro eseguito nel 1436 e conservato nella cattedrale dov’era tumulato.

Un condottiero che descrivere l’essenza del castello del Montecchio Vesponi, una struttura in eterna trasformazione, ricca di storia e storie da raccontare ma allo stesso tempo da scoprire. Attualmente il castello è interessato da scavi archeologici per recuperare quanto più possibile delle abitazioni medievali e ricostruire la storia del territorio di quell’epoca. A ora sono stati recuperati sei vani, cinque dei quali a uso museale, mentre uno a uso magazzino. Nel primo vano è stata ricavata una piccola sala conferenze, in un altro vano si può vedere il Cabreo e l’immagine della Valdichiana di Leonardo Da Vinci e la stanza adiacente è dedicata al condottiero Giovanni Acuto e alla vita contadina. Nell’ultimo vano si può vedere una canaletta e una cisterna per la raccolta dell’acqua, e dove attualmente esposti molti reperti provenienti dagli scavi che testimoniano la vita quotidiana degli abitanti del castello nel periodo medievale e moderno: maioliche, ceramiche rivestite, oggetti destinati all’uso in cucina, monete, oggetti ornamentali e oggetti destinati allo svago e al tempo libero. Sopra questi vani è stato ricostruito un giardino pensile curato dal giardiniere tuttofare Giuseppe, che con dedizione coltiva piante ornamentali ed è custode di ogni singolo elemento all’interno del castello per preservare la sua storia secolare restituendo una visione romantica del luogo che l’accoglie.

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