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Gimme More Mature Rock – Intervista a Fred Marconi dei Great Midori

Gimme More Mature Rock – Intervista a Fred Marconi dei Great Midori

Se mai scriverò un romanzo sulla falsariga di Nick Hornby, autore di quel mitologico volume edito da Guanda, noto in Italia con il titolo Alta Fedeltà (High Fidelty), e dal quale fu tratto l’omonimo film altrettanto straordinario di Stephen Frears, credo che il mio riferimento post-fiction per la tessitura del plot generale verrà basato sulla reale vicenda di una band chiamata Great Midori e che opera in valdichiana.

I Great Midori sembrano veramente personaggi di un romanzo di Hornby, e la loro storia è altrettanto entusiasmante. La genesi del gruppo si è consumata durante una riunione dei genitori presso l’asilo nido frequentato dai figli di due membri della band. Da lì in poi il loro rock “adulto” ha preso una forma decisamente adolescenziale. La quintessenza del rock’n’roll: padri di famiglia, più o meno incravattati, che si strappano di dosso le camicie in saletta prove per edificare un rise against della seconda età, che spolverano gli strumenti, le testate e gli ampli valvolari, per vivere una seconda era garage.

Nel 2014 è uscito un disco della band intitolato MilfShake, una cavalcata hard rock di nove tracce inedite, denso di tratti garage, accenni al punk, grevi e diretti tagli hard rock, estetiche delle copertine e dei rimandi figurativi delle canzoni essenzialmente anni novanta, l’estetica dell’old school per i tatuaggi, l’ambiguità e il doppio tiro per la retorica dei brani, giocata sulle allusioni sessuali e sulla provocazione continua.

Il mio incontro con Federico Fred Marconi, frontman del gruppo, si è verificato più o meno un anno fa. Insieme a lui, e a molti altri, abbiamo animato l’edizione 2015 del Frontiera Rock Festival. Milfshake è stato ovviamente una colonna sonora dell’inverno scorso, ed ora che è appena uscita una traccia inedita intitolata Revolution from the Couch, ed è alle porte l’uscita del prossimo disco – che riveliamo si intitolerà Appetite for Distraction – non potevo fare a meno di dedicargli un’intervista.

La prima domanda è molto semplice; come diamine riuscite a far convivere le vostre vite da padri di famiglia con la ruvidità dei postacci in cui suonate, i convenevoli tassi alcolici da rock band e le ovvie cappe di fumo in sala prove?

Ah, risposta semplice: diciamo che vale il principio dello Yin e Yang. Abbiamo tutti e quattro delle vite piuttosto regolari: famiglia, figli, lavoro, mutui et cetera… il Rock è l’isola che non c’è, il calcetto, una vacanza di poche ore, il relax dopo il sesso! Piuttosto, invece di domandarmi come ci riusciamo noi, mi chiedo come facciano a sopravvivere le persone che questa valvola di sfogo non ce l’hanno! Ah, e nessuno di noi fuma. E, rigorosamente, MAI in sala prove!

E invece, per parlare appunto del vostro lato turpe, quali sono i vostri riferimenti musicali, o più in generale culturali? E quali esperienze musicali avete sperimentato prima di incontrarvi nella koinè ribelle dei Great Midori?

Siamo quatto anime molto diverse, sia musicalmente che culturalmente, e questo è vissuto sempre come un’opportunità e mai come un limite. Ogni componente porta in dote il suo background personale e allora, nello sforzo collettivo della composizione, è possibile ritrovare le passioni di ognuno: il punk americano per me, le taglienti chitarre di Van Halen per Stevo, il drumming secco e pesante degli AC/DC per Danny e, non ultimo, il tiro poderoso di un vero Caterpillar per Ruspa. Come per incanto, però, mi sono trovato quasi senza accorgermente a scoprire tracce sottopelle di Bowie nel mio songrwriting

Ecco, a proposito: tu scrivi testi in inglese. Usi una lingua privilegiata per un motivo particolare? Eppure fate parte di una generazione che ha vissuto la grande stagione dell’alternative cantato in italiano: Hai mai pensato di cantare nella lingua del sì? E in generale qual è il processo compositivo che adottate per stendere un nuovo pezzo?

Io vengo da una lunga militanza punk hard core in italiano. Oltre agli Dei RAMONES, i miei riferimenti per lungo tempo sono stati i NEGAZIONE e, tanto per citare una grande e sottovalutata band toscana, i MODULO 101. L’energia del punk hard core ritengo che sia tipica della gioventù e sono sicuro che dentro non mi ci sentirei più a mio agio, come lo ero a 20 anni. Credo che la lingua inglese sia una sorta di Esperanto che, alla fine, ci accomuni a gruppi di tutto il mondo, senza nessuna barriera espressiva. Scrivo spontaneamente in inglese, non solo canzoni ma anche poesie.

Il nostro iter compositivo e generalmente un lavoro ed uno sforzo collettivo. Su una idea semplice, si comincia a lavorare tutti insieme per definire melodia e struttura. Io lavoro da subito sulla parte vocale: inizio con una specie di grammelot scherzoso che poi diventa una piccola storia. Dei testi mi occupo solo io. Avrei grosse difficoltà a cantare parole di altri.

Come siete arrivati a costruire la band? E com’è, in generale, rientrare nel garage – per usare una metafora – da “adulti” (se mai lo avete lasciato).

I Great Midori nascono nel 2012 dopo un incontro casuale, ma evidentemente voluto dal destino, con Danny, che suona la batteria, alla riunione dell’asilo-nido dei nostri figli. La band ha visto immediatamente chiudere il cerchio con l’arrivo di Stevo alla chitarra. Ci siamo lanciati a capofitto nella composizione di un repertorio originale. Non abbiamo mai avuto voglia di suonare delle cover. All’inizio io suonavo… male… anche il basso, ma presto abbiamo sentito l’esigenza di rafforzare la ritmica e, nella tarda estate 2013, abbiamo deciso di cercare un bassista che mi lasciasse solo l’onere e l’onore del canto. Abbiamo cambiato un paio di bassisti prima di arrivare alla formazione attuale con Ruspa. Con le normali pause che la vita ti impone, nessuno di noi ha mai veramente smesso di suonare. L’eccezione è Danny che ha cominciato a suonare la batteria proprio con i Great Midori. La nostra sala prove è in realtà solo la porta d’accesso del nostro settimanale Nirvana.

Parliamo del materiale in uscita; Revolution from the Couch arriva dopo un anno e mezzo dall’uscita di MilfShake, vostro tonante esordio. Al di là della critica esterna, voi avete vissuto questo lavoro come un’evoluzione o come una conferma dei vostri canoni stilistici?

Direi che in assoluto l’evoluzione compositiva sia netta. I pezzi del nuovo disco hanno un impronta ed un sound molto più omogenei e credo che sia normale vista anche la crescente confidenza che abbiamo acquistato l’uno nei confronti dell’altro. Nei pezzi di MilfShake è possibile individuare ogni singola influenza di tutti e quattro i componenti della band. Adesso, invece, in Appetite for Distraction veniamo fuori come una cosa sola. Una cosa cattiva e tagliente, proprio come il sound del singolo Revolution from the Couch! La matrice hard rock è ben individuabile ma abbiamo cercato di sviare un po’ con una costruzione dei pezzi semplice e diretta, priva di fronzoli inutili.
Il percorso di questi due anni è stato bello ed intenso e grazie al fonico che ha registrato il nostro primo disco, il mitico Emanuele “Bio” Ferrari, siamo riusciti a prendere una direzione che ci identifica e ci soddisfa molto. Il sound che abbiamo creato è stato poi catturato alla perfezione da Alessandro Cristofori nel nuovo lavoro (nel quale ci saranno anche due sorprese decisamente interessanti). Abbiamo affinato la mira e abbiamo avuto la conferma che siamo più a nostro agio su un sound grosso e tirato!

Per quanto riguarda l’assetto del live? Quello che fate in studio è una declinazione diversa di ciò che volete esprimere su un palco oppure cercate (in piena genuinità rock’n’roll) di catalizzare un suono quanto più puro possibile, in modo che in studio non fate altro che acquisire la potenza analogica di un concerto?

In studio abbiamo lavorato nel modo più vicino possibile alla presa diretta. Abbiamo cercato di comprimere al massimo i tempi di registrazione in modo da non perdere l’approccio che ci è più famigliare: quello del classico quartetto Rock. Una batteria, un basso, una chitarra, una voce. Sogno, un giorno, di poter registrare davvero in presa diretta! Intanto, per esempio, tutte le parti vocali sono state registrate in una sola sera e in una sola take.

Se ci fosse un’avvertenza, come nei medicinali, prima di “assumere” REVOLUTION FROM THE COUCH quale sarebbe?

Alzare il volume fino a che tutte le barre dell’equalizzatore tocchino il rosso!

Appetite for Distraction, va presa come una provocazione nei confronti di Axl, Slash e compagni? Oppure è un tributo? Cosa ne pensate delle band “scadute”?

Il titolo è, a suo modo, un omaggio ad un disco “perfetto” della Storia del Rock. Dopo quella perfezione, i GnR arrivarrono purtroppo presto ad un insopportabile livello di bollitural Può succedere se arrivi d’improvviso sul tetto del mondo. Ma quel disco era e rimane ancora oggi davvero perfetto! La nostra imperfezione sta nella distrazione. Non abbiamo velleità particolari oltre al sano e rumoroso divertimento… siamo ragazzi di mezza età ma, in quanto a energia, non abbiamo timori!

Grazie mille Fred, del tempo che mi hai dedicato…

Un’ultima cosa che spero mi concederai:
VORREI SALUTARE TUTTI QUELLI CHE MI CONOSCONO!

Ciao a tutti quelli che lo conoscono. Ti risalutano.

Ricordo la nostra pagina Facebook e il nostro SoundCloud . Stay R’n’R.

In tutto e per tutto, i Great Midori sono adulti che suonano con una carica da ventenni e che farebbero sentire vecchio qualsiasi adolescente da Mtv e CocaCola. Follow them.

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