Una nuova classifica… tutta da spolverare
Avete presente la sagoma rettangolare che si forma nel vostro comodino a delimitare la parte dove solennemente poggia la pila di libri che in un impeto di ottimismo e speranza avete scelto come prossime letture, ma di cui, in realtà, dovete ancora andare oltre la copertina?
Loro, così tanto perfetti nella loro torre decrescente che non li sposto nemmeno più quando spolvero, formano una vera scultura postmoderna, eterno monito dei miei vorrei ma non posso, potrei ma non riesco.
Oltre che dei dovrei, ma no, non spolvero.

Ogni sera, mentre nel buio più totale cerco con le mani uno spazio libero sul ripiano del comodino dove appoggiare gli occhiali, la sfioro la mia polverosa pila, fedele amica della buonanotte e puntuale sveglia del mio buongiorno.
Così, per differenziarmi dal resto del mondo che sta ancora stilando classifiche sui migliori outfit del Met Gala 2025 e dei David di Donatello, ho scelto di dare finalmente attenzioni ai miei libri dimenticati sul comodino, decisamente un argomento più economico e come dire, di prossimità. Non che in privato non abbia abbondantemente commentato, criticato ed elogiato ogni vestito maschile e femminile dei sopra citati eventi.
Ecco quindi per questo nostro secondo appuntamento di Spuntiamo insieme Classifiche la mia personale e cartacea Top 5 dei Migliori libri da tenere nel comodino.
5° posto: “Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood” – 1985

Alla base della mia torre ci voleva un libro solido e voluminoso. 400 pagine scritte fitte, regalo di compleanno del mio compagno. Il Racconto dell’Ancella è un romanzo distopico da cui trae ispirazione la fortunatissima serie tv omonima, arrivata oramai tristemente all’ultima stagione.
Non è assolutamente il genere di libro che comprerei o leggerei di mia spontanea volontà, ma la società maschilista e densa di estremismo religioso di Gilead, il governo teocratico che ha rovesciato gli Stati Uniti d’America, potrebbe non essere così tanto inverosimile e suscitare interessanti e attuali riflessioni. Non vi faccio spoiler, ma certe volte la realtà supera anche la fantasia e le ancelle mere proprietà di uomini con l’unico scopo di procreare non sono figure così fantasiose.
Inoltre l’immagine dell’ancella vestita di rosso con lo sfondo nero si abbina perfettamente con il grigiore della mia camera. Chi dice che le copertine non contano, mente spudoratamente.
4° posto: “L’albergo delle donne tristi” Marcela Serrano – 1997
Nella mia storia di ex fervida lettrice ho seguito ossessivamente due filoni letterari: quello delle scrittrici inglesi ottocentesche e quello delle moderne scrittrici sudamericane. La mia mente è stata irreversibilmente plasmata negli anni dalle tante protagoniste femminili create dalle penne e dalla fantasia di Jane Austen, delle sorelle Brönte, di Virgina Woolf e ovviamente di Isabel Allende, Marcela Serrano e Angeles Mastretta. Storie di donne tanto lontane geograficamente quanto culturalmente, ma accumunate tutte da una grandissima forza di carattere, ironia e verità.
L’albergo delle donne tristi della Serrano è un romanzo corale dove si intrecciano i diversi vissuti delle donne che si rifugiano nell’albergo gestito da Elena, un luogo di ristoro per donne ferite e che vogliono rinascere, non scappando dal dolore, ma attraversandolo. Ammetto che qui non mi sono fermata alla copertina, ma conoscendo già l’autrice e leggendo la sinossi nel retro della copertina ho scelto consapevolmente. Ma per tutte le cose belle, ma non facili ci vuole il giusto tempo e il giusto silenzio da dedicargli. E al momento le mie serate sono silenziose come una serata in discoteca negli anni’80.
3° posto: “Il rosmarino non capisce l’inverno” di Matteo Bussola – 2022
Con il titolo di questo libro è stato un colpo di fulmine. Sarà forse che adoro il rosmarino e adoro anche l’inverno.
Il rosmarino non capisce l’inverno era tra i libri consigliati nelle pagine della cultura di Repubblica, quando ancora il sabato riuscivo a comprare e sfogliare il giornale cartaceo, magari distesa su un lettino al mare e con solo il vento avverso. Anche questo romanzo esplora la vita e le emozioni di alcune donne, ne racconta la debolezza e la resilienza, forti e tenaci come il rosmarino che se ne frega dell’inverno, resistono alle basse temperature della vita e rifioriscono in primavera. Non sempre riusciamo a soffermarci sull’eccezionalità delle nostre azioni quotidiane o di quelle delle persone che ci stanno accanto e la lettura in questo senso può essere estremamente chiarificatrice.
Per leggerlo aspetterò oramai il prossimo freddo, per adesso è il volume di mezzo della mia torre libraria, di cui è degno baricentro.
2° posto: “De Brevitate Vita” di Seneca – 49 d.c.
Questo libro dedicato al famoso dialogo di Seneca è un po’ l’ intruso della mia pila di libri non letti, infatti qualche appunto ne testimonia la lettura anche se fugace, proprio come il titolo. Senza contare che qualche estratto lo avrò sicuramente maledetto in qualche compito di latino delle superiori. Quando considerare tanto interessante un testo di Seneca da tenerlo nel comodino era plausibile come andare in tuta a scuola in un giorno che non c’era ginnastica o uscire il sabato sera con le scarpette basse. Si, una volta quasi nessuno si vestiva sportivo per scelta.
La mia amica ingegnere dall’animo umanista me lo ha regalato per un compleanno, la versione con il testo latino a sinistra. Un carattere così tanto piccolo che secondo me era una prova per vedere se posso rinunciare ancora agli occhiali da presbite.
La me adolescente rinnegherebbe quanto la me di oggi sta per affermare, ma credo che tutti dovrebbero avere questo testo nel comodino, per ricordarci che la vita è davvero troppo breve per perdere tanto tempo ed energie dietro persone, sensazioni, problemi che non lo meritano.
Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus.
Seneca
1° posto: “Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout – 2008
Ognuno ha i suoi vezzi. Io ho quello di comprare i libri dei film o delle serie che mi hanno entusiasmato, Dopo la trasposizione sul piccolo o grande schermo una storia devo vederla anche tramite le parole dell’autore.
Olive Kitteridge è un romanzo in racconti di Elizabeth Strout, vincitore del Premio Pulitzer nel 2009 che racconta la vita di Olive, un’insegnante in pensione che vive in un anonimo piccolo paesino del Maine e che non ama i mezzi termini. Il suo personaggio nella mini serie, interpretato dalla grande Frances McDormand, mi ha ipnotizzato tanto da voler provare ad approfondire meglio il suo carattere su carta. Un po’ burbera e con la lingua pungente, cerca di tenere tutto sotto controllo e spesso per questo viene criticata, una donna normale in un contesto normale, ma che al silenzio e all’indifferenza preferisce esporsi, non senza conseguenze e ripercussioni.
Ho sempre pensato che vorrei invecchiare come Diane Keaton con un caschetto brizzolato e indossare sfacciatamente i pois, ma la libertà morale di questo personaggio è un traguardo invidiabile.

E anche questa polverosa classifica è finita. A forza di parlare di libri, mi è venuta voglia di leggere, non so se partirò dalla mia sempiterna pila, ma basta che non sia qualcosa a colori e con parti staccabili.
Stasera sbircerò nella mia libreria, ma forse prima corro a dare una spolverata.
Ciao a tutti, alla prossima spuntata!