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Sintesi e sottrazione: “Una bella vista” del cantautore toscano Simone Rocchi è un racconto intorno alle fragilità

Sintesi e sottrazione: “Una bella vista” del cantautore toscano Simone Rocchi è un racconto intorno alle fragilità

Simone Rocchi, cantautore toscano e sinalunghese, torna sulle scene musicali con un nuovo EP “Una bella vista“, prodotto da Ivan Antonio Rossi e realizzato presso il suo studio milanese, già terreno fertile di nomi come Lucio Corsi, Baustelle, Dimartino, Levante e Dente.

Il nuovo EP è uscito lo scorso 9 Maggio e parla, in maniera intima e introspettiva, di sogno, caos e imperfezione, seguendo il filone cantautorale che ha portato Simone Rocchi a essere riconosciuto e ad accedere a contesti importanti quali Arezzo Wave Toscana e il premio Fabrizio De André. L’EP è stato anticipato dall’uscita del singolo “Cose che cadono in testa”, il quale si sviluppa attraverso una narrazione non lineare, composta principalmente da frammenti di immagini e accompagnata dall’uso di chitarra acustica, basso, batteria e sintetizzatori. Le sonorità del cantautore si presentano a tinte scure e attingono da una dimensione onirica.

La nostra redazione ha raggiunto Simone per salutarlo, in quanto per noi de La Valdichiana  è un gradito ritorno, e per farci raccontare qualche dettaglio in più del suo nuovo lavoro.

Ciao Simone ben tornato e ben ritrovato tra le fila della Valdichiana. Prima di entrare a parlare più nello specifico del tuo nuovo singolo dal titolo curioso, “Cose che cadono in testa”, raccontaci del tuo Ep “Una bella vista” prodotto da Ivan Antonio Rossi. Che cos’è per te “Una bella vista”?

“Ciao Valentina e ciao La Valdichiana, sono felice di ritornare da voi. “Una bella vista” è sì un brano musicale contenuto nel mio nuovo EP, ma è soprattutto il rendersi improvvisamente conto della bellezza di un panorama, a un passo dal precipizio”.

Che cosa raccontano le canzoni del tuo Ep e come nascono?

Queste canzoni abbracciano molti anni della mia vita e sono il frutto di un grande lavoro di sintesi e sottrazione. Mi piace pensarle come un racconto unitario intorno alla fragilità. Tutto nasce dai testi, frammenti di immagini che non seguono una narrazione lineare. Per accedere a questo lavoro credo sia utile pensarlo come un sogno, parole e suoni come elementi che compongono un’atmosfera, senza cercare nessi causa/effetto legati alla realtà tangibile. Nascono in un momento di buio. In realtà non mi importa neanche che diano delle risposte univoche, lascio che tutto assuma una connotazione diversa, a seconda di chi le ascolta”.

Perché hai scelto proprio “Cose che cadono in testa” per lanciare il tuo nuovo EP? L’intero progetto, come detto, parla in maniera intima di sogno, caos e imperfezione, come hai legato questi tre sentimenti?
Forse in questo verso “Prendi in mano il volo di un’aquila e immagina di strapparne un petalo, avrai un fiore difettoso”, ne è riassunto il senso? L’aquila, che è sinonimo di forza e possanza, alla fine restituisce solo un “un fiore difettoso” che può significare debolezza e disagio, da dove arriva questa analogia?

“Grazie per l’attenzione che hai dedicato a questo verso. Questa immagine nasce spontaneamente in un momento di forte insicurezza. “Il volo di un’aquila” e “un fiore”, trovo che siano esempi di una bellezza che guarda alla perfezione; il primo è caratterizzato da forza, il secondo da fragilità. È sufficiente, però, un piccolissimo intervento per compromettere l’integrità di entrambi. Questa è una possibile interpretazione. Ho scelto questo brano come singolo perché trovo che sia la giusta introduzione, la presentazione del concepimento del progetto. Non ho volontariamente legato questi sentimenti, è successo naturalmente”.

L’EP è prodotto da Ivan Antonio Rossi, come sei entrato in contatto con lui?

“Lavorare con Ivan Antonio Rossi è stato importante. Non lo conoscevo personalmente ma seguivo le sue produzioni e collaborazioni, alcune di queste sono dei riferimenti per me. Gli ho scritto, inviando le canzoni nella forma più pura che ho potuto. Lui ha risposto dicendomi che avremmo potuto portare avanti il lavoro insieme. Così ci siamo confrontati, trovando una buona intesa. Sono felice per la collaborazione”.

Parlaci un po’ di te, visto che non sei nuovo di queste pagine e che la tua carriera da musicista è già iniziata qualche anno fa. Questo Ep esce dopo un periodo di stop, quale via ha intrapreso la tua carriera musicale?

“Ho iniziato a suonare durante il periodo universitario, da allora ho annotato pensieri e portato avanti i miei brani. Successivamente ho avviato, in parallelo, un progetto di gruppo. Ho deciso di prendere una pausa in un momento di stanchezza; questo ha coinciso con dei cambiamenti importanti nella mia vita e la necessità di trovare un lavoro che supportasse il mio lavoro artistico. Così ho deciso di prendermi del tempo per ritrovare qualcosa che fosse autentico. Ho suonato molto in strada come busker, senza pubblicizzare nulla. Fare qualcosa di bello per il semplice fatto di farlo. Si sono create delle connessioni importanti e ho sperimentato un forte senso di libertà e di solidarietà con il prossimo. Quando ho sentito che era arrivato il momento ho ripreso i brani e li ho completati”.

A quale brano sei più legato e quale, di quelli contenuti, racconta più di te?

“Sono ancora troppo coinvolto per dare una risposta certa. ‘Cose che cadono in testa’ introduce e presenta il concept, ‘Valzer’ è la sperimentazione della rabbia e del distacco emotivo, ‘Il colore del buio’ è una lettera di amore e di libertà. Trovo però che il terzo brano, ‘Una bella vista’, sia il cuore del lavoro, il brano più scuro e misterioso. Parla di tempo che sfugge, di diventare adulti (quindi di cambiamento), di profonda disperazione e di bellezza, di un bambino e di una voce adulta che dà consigli su come crescere, di mancanza. È un brano che sento molto”

Simone attualmente sta portando in giro il suo nuovo lavoro e sarà possibile trovarlo il 25 giugno prossimo a Siena in occasione di Siena Suona, festival inserito nel programma di Vivi Fortezza, e il 28 giugno a Lucignano d’Asso per una serata evento da Rita e Eraldo.

“Oltre a ringraziare tutta la redazione de La Valdichiana per avermi messo a nudo raccontando le mie paure, ansie, ma anche emozioni dalle quali è nato questo mio nuovo lavoro, ci tengo molto a ringraziare chi mi è stato vicino e i miei collaboratori: Ivan Antonio Rossi (produzione, ripresa, mix, master, esecuzione strumentale), Nicola Nucci, Molly Chapin (autrice del dipinto in copertina), Giordano Enea Orbi alla fotografia e Omar Nappini”.

Noi ringraziamo Simone per questa bella intervista e gli facciamo un grande in bocca a lupo per questo nuovo percorso musicale!

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