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Il Gruppo Sbandieratori e Musici di Sarteano: la passione dietro la Giostra del Saracino

Il Gruppo Sbandieratori e Musici di Sarteano: la passione dietro la Giostra del Saracino

Ogni 15 agosto, il Comune di Sarteano si riempie di colori, storia e adrenalina con la Giostra del Saracino, la rievocazione storica che da secoli è il cuore pulsante della comunità. Tra i protagonisti dell’evento c’è il Gruppo Sbandieratori e Musici della Giostra, che con il battito dei tamburi e il volteggiare delle bandiere accompagna ogni momento della festa.
In vista dell’edizione di quest’anno, abbiamo incontrato Serena Del Grasso, Vice Presidente del Gruppo, ed Elia Berluti, Presidente, per farci raccontare cosa significa far parte di questa realtà e quale lavoro si nasconde dietro ogni esibizione.

Partiamo da voi: raccontateci chi siete e il vostro ruolo nel gruppo.

Serena: “Ciao, sono Serena e faccio parte del gruppo Sbandieratori e Musici della Giostra del Saracino di Sarteano da quando avevo 7 anni. Oggi ricopro il ruolo di vicepresidente”.
Elia: “Ciao, io sono Elia e faccio parte del gruppo dall’estate del 2009, ormai 16 anni fa. Attualmente sono il presidente del gruppo”.

Cosa vi ha spinto, la prima volta, a prendere in mano una bandiera o un tamburo? Ricordate quel momento e cosa vi ha fatto decidere di restare?

Serena: “Con mia sorella giocavamo al parco e, nel giardino accanto, vedevamo dei ragazzi con le bandiere. Incuriosite, abbiamo chiesto a nostra mamma se potessimo provare anche noi a farlo e da allora non abbiamo più smesso”.
Elia: “Mi ricordo che, quando ero piccolo, suonavo i tempi del gruppo e delle varie contrade con le mani: sapevo tutte le marce a memoria. A spingermi a fare parte del gruppo è stata proprio questa passione per il tamburo e per la Giostra. La passione è anche ciò che mi ha fatto restare negli anni. Per me essere parte di questo gruppo significa dare continuità alla rievocazione per cui sono nato, ovvero la Giostra del Saracino, che amo e voglio che continui ad esserci anche perché è una bella cosa per il paese e non tutti possono vantare una tradizione così”.

Essere parte di questo gruppo cosa significa per voi, a livello personale e umano?

Serena: “Essere parte di questo gruppo per me significa moltissimo. È un’esperienza che va oltre l’aspetto tecnico o l’esibizione: è una condivisione di una passione comune e un percorso di crescita personale e sociale”.
Elia: “Per me significa dare continuità alla rievocazione storica del paese in cui sono nato, ovvero la Giostra del Saracino, che amo e voglio che continui a esserci, perché rappresenta un vanto per il nostro paese. È qualcosa di forte, che non tutti hanno”.

Spesso si pensa al gruppo sbandieratori e tamburini solo durante la Giostra, ma in realtà c’è un lavoro costante che dura tutto l’anno. Potete raccontarci quali attività portate avanti nei mesi “lontani” dall’evento principale e come si svolge la preparazione?

Serena: “Durante il periodo invernale proviamo una volta a settimana all’interno della palestra, fino ad arrivare alle 2-3 prove a settimana nel periodo a ridosso della Giostra. Per quanto riguarda gli sbandieratori, ci focalizziamo sulla precisione e sulla coordinazione grazie a determinati esercizi”.
Elia: “C’è un lavoro costante dietro al gruppo che dura tutto l’anno. Nei mesi lontani dalla Giostra portiamo avanti le prove e soprattutto lavoriamo sull’integrazione di nuove persone, perché il ricambio generazionale per noi è importantissimo ed essenziale. Il più piccolo del gruppo ha 7-8 anni, fino ad arrivare anche ai 50 anni”.

Come è strutturato oggi il gruppo? Quante persone ne fanno parte, come avviene il ricambio generazionale e come accogliete i nuovi ingressi?

Serena: “Il gruppo è composto da circa 20 tamburini e 23 sbandieratori. Come responsabile degli sbandieratori tendo a introdurre nuovi elementi nel periodo invernale, il momento in cui ci possiamo dedicare maggiormente all’insegnamento e all’apprendimento”.
Elia: “Una volta all’interno del Gruppo c’erano anche le chiarine, purtroppo sono quasi vent’anni che non le abbiamo più nelle formazione, è difficile trovare chi possa insegnare quest’arte”.

Qual è, secondo voi, il valore di un gruppo come il vostro in una realtà come quella di Sarteano?

Serena: “Il valore di un gruppo come il nostro è alto, a mio parere. Teniamo vive tradizioni e riusciamo a trasmettere alle nuove generazioni la storia del nostro paese e della nostra comunità, rafforzando a sua volta il senso di appartenenza. A livello sociale, il gruppo è un importante luogo di aggregazione, in cui tutti i processi comunicativi e di trasmissione avvengono tra pari, senza distinzioni, facendo sì che ciò che ne esce sia reale e autentico. Culturalmente, sicuramente, il gruppo rappresenta una forma di patrimonio culturale vivente. Inoltre è anche uno spazio educativo importante, dove vengono messe al centro la passione, il divertimento ma anche l’impegno, aiutando i più piccoli a crescere”.
Elia: “Il valore del gruppo, secondo me, è immenso, perché oltre a essere parte integrante della Giostra del Saracino e a portare avanti la tradizione, è anche un aiuto per la comunità, a partire dalle contrade. Ogni ragazzo del gruppo fa infatti parte anche dei quartetti delle diverse contrade e avere come riferimento il gruppo, oltre ai propri colori, permette di creare una sintonia all’interno di tutta la Giostra, dove tutti aiutano dove possono. In una realtà piccola come quella di Sarteano, il gruppo unisce adulti e bambini, tutti accomunati da due grandi passioni: la bandiera e il tamburo”.

C’è un ricordo, un momento vissuto con il gruppo, che vi portate particolarmente nel cuore e che vi rappresenta?

Serena: “Di ricordi e momenti ce ne sono veramente molti. Forse il più importante è legato a quando ho portato in scena lo spettacolo con mia sorella gemella, perché ricordare la complicità che avevamo, e che abbiamo tutt’ora quando prendiamo le bandiere insieme, mi fa sempre emozionare”.
Elia: “Ill mio ricordo è legato a una decina di anni fa, quando andammo a Scarperia per partecipare, come gruppo, a una gara tra sbandieratori e tamburini all’interno della festa del Diotto. I tamburini vennero premiati con il primo posto”.

Come vedete il futuro del gruppo? Quali sfide vi attendono e cosa sperate di trasmettere a chi verrà dopo di voi?

Serena: “Vedo il futuro del gruppo come una grande sfida: il nostro presente scorre veloce e porta sempre nuovi stimoli e attrazioni. Il gruppo deve quindi essere capace di presentarsi sempre attuale e vivo, senza perdere il legame profondo con la tradizione del nostro paese. Spero di riuscire a trasmettere a chi verrà dopo di me, e ai nuovi ragazzi e ragazze, l’amore per ciò che facciamo, il rispetto per il gruppo, la dedizione e la gioia che si prova nel condividere tali momenti”
Elia: “Il futuro del gruppo è tosto: ci sono un sacco di sfide, tra cui quella di mantenere attiva la partecipazione dei ragazzi, dare loro costanza e riuscire a trasmettere questo amore e questa passione, che non deve mai venire meno. Può non sembrare, ma il gruppo è parte fondamentale della Giostra e, se un giorno dovesse finire, di conseguenza finirebbero i quartetti all’interno delle contrade e gran parte della Giostra con loro. Per questo dobbiamo investirci e sperare sempre di trasmettere questa tradizione, affinché un domani le nuove generazioni riescano a portarla avanti come stiamo facendo noi ora e come hanno fatto con noi in precedenza”.

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