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La scoperta-riscoperta del vino rosato

La scoperta-riscoperta del vino rosato

Durante l’edizione del Vinòforum del 2014 a Roma (della quale ho parlato qui), non c’erano solo stand di agenzie vinicole specifiche. Un piccolo stand, alla sinistra dell’ingresso, di colore rosa pallido, dall’aspetto elegante e aristocratico, era dedicato al vino rosato. Nessuna casa vinicola specifica: semplice e puro vino da tutte le regioni d’Italia, con un’unica caratteristica comune, quella di essere solo vini rosati, appunto.

La responsabile dello stand è Francesca Panissidi, sommelier del FIS (Fondazione Italiana Sommelier), disponibile e genuinamente appassionata del suo lavoro.

Francesca perde un po’ di tempo a parlarmi del vino rosato, e mi fa capire quanto questo sia spesso sottovalutato e non apprezzato come dovrebbe. A questo riguardo fa notare come spesso ci siano persone che arrivano a pensare che il vino rosato sia il risultato di un rosso e un bianco uniti insieme:

«Il vino rosato non è un vino misto, non è un bianco e un rosso messo insieme, ma nasce con la sua identità».

Questo particolare tipo di vino, proveniente sempre da uve a bacca rossa, possiede una connotazione vinicola propria. Prosegue Francesca:

«Le uve a bacca rossa sono lavorate in un certo modo, per cui il vino diventa rosato. Non si tratta di un miscuglio, è una lavorazione, una vinificazione particolare; si prendono le bucce, si trattano e si conservano per un certo periodo deciso dall’enologo».

Per quanto riguarda la conservazione e le caratteristiche, Francesca mi dice:

«La conservazione è in frigo, a 8 o 9 gradi, in modo tale da far risaltare tutti i sapori. Come tutti i vini in generale, le qualità di ogni vino rosato dipendono dall’uva dalla quale deriva; gli aromi e i profumi dipendono dalla terra di provenienza». Ognuno di essi, infatti, «ha delle peculiarità e delle caratteristiche legate al territorio e alla coltivazione all’uvaggio»

10366242_10152928816468776_2607906200336700490_nLa passione percepibile nel tono usato dalla sommelier fa vergognare un po’ la sottoscritta: di certo non ho mai pensato che il vino rosato fosse il risultato di un rosso o di un bianco mischiati insieme, ma devo ammettere che non mi ero mai soffermata su questo particolare tipo di lavorazione dell’uva. Da amante del rosso, non ho mai bevuto molti rosati. Ebbene, mi sono dovuta incredibilmente ricredere. Francesca mi fa assaggiare un vino che ha in esposizione per gli assaggiatori, di una bontà incredibile. Ha vini provenienti da tutte le regioni: dalla Toscana alcune bottiglie per Olivi – Le Buche.

Lasciato a malincuore lo stand, tornata a casa mi sono resa conto che, di ogni vino assaggiato quella sera, particolarmente interessante era risultata la conoscenza acquisita riguardo a una parte del mondo vinicolo che non avevo mai apprezzato abbastanza.

Ringrazio, dunque, la dolcissima sommelier Francesca Panissidi per aver dedicato il suo tempo a spiegarmi le particolarità del vino rosato, che, di certo, da oggi sarà un nuovo piacere tutto da gustare e scoprire.

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