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Il Sentiero della Bonifica – Tappa 7: da Porto a Cesa a Frassineto

Il Sentiero della Bonifica – Tappa 7: da Porto a Cesa a Frassineto

Settima tappa della rubrica di itinerari lungo il Sentiero della Bonifica in Valdichiana Toscana


Il Sentiero della Bonifica si incrocia con la strada provinciale in corrispondenza del ponte di Porto a Cesa. Le gomme della bici ormai sono rodate a repentini cambi di terreno, dallo sterrato all’asfalto. Qui il Canale Maestro è un tappeto argenteo abbastanza stretto che guida a zig-zag la prospettiva del paesaggio in direzione Arezzo.

sentiero della bonifica frassineto

Bisogna immettersi rapidamente sul lato giusto della carreggiata per passare sopra il ponte, dato che il percorso ciclopedonale non garantisce una buona visibilità in questo punto. Superata l’infrastruttura, a sinistra dietro una siepe, ci sono una fontanella d’acqua potabile e un tavolo con due panche di legno: un’area di sosta minimale per rinfrescarsi e riprendere fiato, prima di proseguire alla volta di Frassineto. Svoltando a destra, subito dopo il ponte, ci si addentra nella Valdichiana aretina su un tracciato tutto dritto. Un colonnato di alberi inaugura questo segmento. Da un lato, oltre i campi, la torre di Marciano della Chiana svetta sullo skyline collinare; dall’altro, l’acqua del Canale Maestro scorre lentamente ai piedi dell’argine.

I terreni coltivati si susseguono lungo il Sentiero della Bonifica, tanto che viene da chiedersi in quanti oggi lavorino la valle fertile ricavata dal prosciugamento della palude. Da qua proviene una buona parte della frutta e della verdura venduta e consumata anche in città. Un trattore blu sobbalza avanti e indietro su un campo a fianco di una vecchia costruzione di mattoni, nascosta quasi interamente dalla vegetazione. Poco dopo l’edificio, un paio di appezzamenti occupati da pannelli solari suggeriscono l’immagine di un’orchestra. Gambe e piedi ripetono i movimenti circolari della pedalata, uno sforzo moderato e costante che aiuta a rilassare la mente e a godersi una specie di piacevole incantamento. Dalla strada non arrivano rumori e lo stesso vale per la Chiana. Un silenzio magnifico e irreale, spezzato solo dal richiamo di qualche uccello.

Oltre al panorama ogni tanto è bene guardare in basso. La pista ciclopedonale riserva piccoli ostacoli in questo tratto: una buca improvvisa, un micro dosso insidioso. L’erba al centro dello sterrato ospita una varietà di fiori spontanei e cromie, dal bianco e dal giallo fino a diverse tonalità di rosa e rosso. I forasacchi ai margini dell’itinerario fanno solletico quando urtano le ginocchia. Seguono un rapido tunnel di alberi e l’incrocio con la strada. L’edificio che oggi ospita un bicigrill ha alle sue spalle un passato da casello idraulico di Frassineto. Si tratta di una delle tante strutture che servivano come stazioni di lavoro per chi monitorava le opere lungo la rete di canali, suddivisa in tronchi di custodia.

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Intorno ai caselli ruotavano figure con ruoli differenti: gli ufficiali idraulici, i sorveglianti, le guardie, gli operai. Squadre che avevano il compito di vigilare sulle condizioni delle infrastrutture e, soprattutto, di garantire la tenuta del sistema generale della bonifica durante i periodi più piovosi. I caselli fungevano da alloggio per il personale e, insieme ai magazzini per gli attrezzi da usare in caso di rischio alluvione per gli interventi urgenti e agli appostamenti, sorgevano nei punti considerati critici per il pericolo di esondazioni e allagamenti. Quello di Frassineto fu tirato su tra fine Ottocento e inizio Novecento.

All’altezza della costruzione che anni fa ha offerto riparo ai “guardiani della Chiana”, girando a destra un ponte e poi un rettilineo di asfalto porterebbero alla Fattoria di Frassineto. Un immobile che si fa notare, sia per le dimensioni imponenti che per il giallo acceso delle pareti esterne. Storicamente, al tempo del Granducato di Toscana, su questa altura trovavano posto la villa padronale, il granaio, una chiesa con canonica e l’abitazione del fattore. Il complesso, una sorta di borgo in miniatura, fu buttato giù nel 1867 e sostituito con gli edifici attuali, oggi di proprietà privata.

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