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La polizia si munisce di Spy pen per filmare gli interventi

La polizia si munisce di Spy pen per filmare gli interventi

La speciale “penna” tutela la Polizia da false accuse e fa sentire più sicuri i cittadini. Promossa una sottoscrizione per finanziarne l’acquisto – Intervista al Portavove Nazionale Massimo Montebove

La polizia come James Bond, una “spy-pen” da mettere nel taschino per provare inequivocabilmente la loro innocenza nei confronti di accuse infondate e Grosseto è la prima provincia Toscana a dotare i suoi poliziotti di questo strumento per video-fono registrare i loro interventi, per tutela personale ma anche dei cittadini contro eventuali abusi. La proposta è stata presentata nei giorni passati in Questura a Grosseto, e presto sarà attivata in tutta la Toscana, molte città della penisola hanno già aderito, alla presenza del Segretario Provinciale di Grosseto Stefano Fabbrini e il Portavoce Nazionale Massimo Montebove, originario di Chiusi, al quale abbiamo chiesto di spiegarci di cosa si tratta e come verrà utilizzato questo innovativo strumento.

“La Spy pen è uno strumento di libera vendita che permette di video / fono registrare. – ci spiega il portavoce – Come suggerisce il nome, ha la forma di una penna e anche le funzioni. E’ dotata di una mini telecamera e di un piccolo microfono che si azionano premendo un pulsantino. All’interno c’è una scheda di memoria, fino a 8 giga, che permette varie ore di registrazione. Si ricarica come un cellulare. Su internet si trovano in libera vendita anche al costo 15 / 20 euro, ma quelle che garantiscono una qualità migliore e affidabile di registrazione hanno un prezzo dai 30 /50 euro in su. Naturalmente l’oggetto deve essere utilizzato nel rispetto delle vigenti normative. Insomma, serve buon senso. Come in tutte le cose!”.

Perchè si è sentito il “bisogno”, da parte della polizia, di dotarsi di una Spy pen?

foto 1“Il sindacato autonomo di polizia Sap, uno dei maggiori, il secondo a livello nazionale per numero di iscritti e l’unico, storicamente, a non essere affiliato a confederazioni. E’ sceso in campo già nel 2013 in Emilia Romagna dove, grazie anche a contributi privati, sono state acquistate circa 800 Spy pen per buona parte dei poliziotti nostri iscritti in quella regione. Quest’anno abbiamo esteso in tutta Italia la campagna, che abbiamo chiamato di “verità e giustizia”, e siamo partiti proprio dalla Toscana con Grosseto, Pistoia e Lucca per proseguire poi con tutte le altre città. Sull’onda di questa nostra iniziativa, il Ministero dell’Interno ha recentissimamente avviato una sperimentazione, con 160 telecamere sulle divise, che partirà il primo luglio prossimo a Roma, Napoli, Milano e Torino. A fine anno avremo i risultati di questo test, poi il Dipartimento della Pubblica Sicurezza deciderà di acquistarne eventualmente altre. Un’iniziativa positiva, che nasce dalla battaglia Sap. Noi però non ci fermiamo e continueremo a distribuire Spy pen ai nostri iscritti. Perchè lo facciamo? Proprio perché troppo spesso siamo vittime di accuse infondate e, se le Spy pen ci fossero sempre state forse oggi,avremo scritto verità diversi su molti casi”.

Quindi la Spy pen può essere considerato uno strumento investigativo?

“Chiariamo subito questo aspetto. – dice Massimo – La Spy pen non è uno strumento investigativo e i poliziotti che la utilizzano possono farlo soltanto nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia di privacy. Nell’eventualità che un poliziotto venga chiamato in causa per presunti abusi, quelle immagini possono in ogni caso essere mostrate ad un giudice e aiutarlo nel suo libero convincimento. Soprattutto, le immagini ci aiuteranno per scoprire i tantissimi delinquenti che si infiltrano nelle manifestazioni, nelle proteste o agli stadi e che mettono in pericolo anche quel 99 per cento di cittadini pacifici che legittimamente scende in piazza o guarda una partita di pallone”.

Su quali criteri verranno consegnati agli agenti questi oggetti?

IMG_0073“Abbiamo iniziato la distribuzione delle Spy pen ai colleghi dei Reparti Mobili, delle Volanti, dei Reparti Prevenzione Crimine, della Stradale e della Polfer. Sono loro ad essere in prima linea e in contatto con soggetti ubriachi, tossicodipendenti o alterati psichicamente. Gente difficile da controllare, spesso e purtroppo dimenticata anche da famiglia e amici, i quali però tornano a farsi vivi se succede qualcosa, perché ormai c’è un partito dell’anti polizia trasversale, che gode di appoggi politici, mediatici e anche di buoni avvocati, pronto a crocifiggere un poliziotto o un carabiniere che guadagnano 1.300 euro al mese con richieste di risarcimento milionarie. L’amara verità è questa, checché se ne dica”.

Cosa rappresenta questo strumento per la Polizia?

“La Spy pen per noi poliziotti rappresenta soprattutto un modo per aprirci ai cittadini, per dimostrare di essere davvero trasparenti, per superare il problema del numero identificativo e per metterci tutti dentro una sorta di campana di vetro dove ognuno deve assumersi la propria responsabilità. E chi sbaglia deve pagare, poliziotto, carabiniere o cittadino che sia. A questo proposito, faccio un appello – dice Montebove – a chi può aiutarci, magari imprenditori o associazioni di categoria, affinché valutino la possibilità di fornirci un contributo economico per acquistare le Spy pen, visto che da soli non possiamo permetterci di comprarle per tutte. Chi fosse interessato può contattarci a questa mail: relazioniesterne@sap-nazionale.org”. – ha concluso Massimo.

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