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“Verso” come propulsione di ricerca artistica senese

“Verso” come propulsione di ricerca artistica senese

Da qualche anno, l’Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani, organizza in network quella che è la Giornata del Contemporaneo. L’11 ottobre 2015, si è celebrata l’undicesima edizione, in tutta Italia.

A Siena l’afflato delle espressioni e dei fenomeni culturali del tempo presente assume sicuramente toni molto evocativi. La città, da anni, vive uno strano fermento, ambivalente, definito da momenti di slancio e conseguenti ritrosie, da punte di proiezione e retroguardie. Siena ha assunto le forme di una grande e melliflua macchia geografica, ondulante, in cui si mescolano i grigi a toni più caldi; una città che elargisce collisioni di contrasti complementari. In tutto questo, Siena oggi, nonostante tutto, non è affatto la città della paralisi, come potrebbe essere la Dublino di Joyce, ma uno tra i più interessanti centri germinali di ciò che sarà il modo di pensare l’arte e la città nel futuro.

Il Santa Maria della Scala ha ospitato la programmazione di Verso-Siena, in occasione della giornata del contemporaneo, che ha permeato di eventi la settimana dal 10 al 17 ottobre 2015. Non solo mostre, ma anche talk, workshop, punti di incontro, aperitivi, tutto ciò che compete la percezione di ciò che viene assunto come arte. Un’arte che parla del tempo presente, del nostro modo di vivere e di comunicare;

«Il nostro territorio ha moltissime, infinite potenzialità.» mi dice Michelina Eremita, che ha coordinato i tavoli di lavoro, a cadenza settimanale, in seno agli stati generali della cultura, dallo scorso Marzo ad oggi, a cui hanno partecipato, oltre al plesso museale Santa Maria della Scala Contemporanea e il Museo d’arte per bambini, l’Università degli Studi di Siena, l’Ordine degli Architetti di Siena, la Fondazione Musei Senesi, la Fondazione Monte dei Paschi, il Siena Art Institute, l’Accademia del Fumetto, l’Open Zona Toselli, Brick, le Associazioni Culturing, Estrosi, FuoriCampo, OdA32, Xrays, il Collettivo Fare Mente Locale, Inner room, l’Atelier di paesaggio Arscape, il progetto TU35_Siena, nonché Serena Fineschi, Alice Leonini, Claudio Maccari, Federico Pacini e Stefano Vigni. «Questo mettersi insieme funziona.» continua Michelina Eremita «Funziona per tutti ed è estremamente piacevole stare insieme. Condividere un interesse così forte, tra persone, nei confronti di certe modalità espressive è una ricchezza ed anche un benessere per la comunità. I confronti sono sani, costruttivi. Io ho coordinato con estremo piacere il Tavolo del contemporaneo, in qualità di responsabile del museo per bambini del Santa Maria della Scala. L’idea che è venuta fin da subito da tutti componenti, è stata quella – oltre di costituire un documento espositivo degli intenti – di portare avanti una presentazione dei nostri modi di fare in un periodo più lungo rispetto ad una giornata sola (quella del contemporaneo dell’11 ottobre) ma una settimana intera che esponga il modo di pensare l’arte contemporanea. Tra tutte, la più interessante novità del modo di pensare l’arte oggi è la completa compenetrazione tra attività diverse. Al tavolo del contemporaneo, infatti, una presenza fondamentale è stata quella degli architetti; dell’architettura come espressione congeniale a quelle più prettamente artistiche. Ecco che si è creata una nuova connettività, una modalità di connessione tra linguaggi diversi. Tutto questo è inedito per Siena. I rapporti sono stati continui e regolari ed abbiamo deciso che ognuno di noi avrebbe mostrato un esempio della propria attività e tutto venisse accompagnato da momenti di riflessione. Ognuno ha infatti organizzato workshop, talk, proiezioni, et cetera. l’approfondimento dell’arte contemporanea è anche approfondimento del linguaggio e il linguaggio si approfondisce con operazioni puntuali che vadano più a fondo, rispetto ad una mostra. Questa non è una mostra collettiva autogestita, ma è uno scambio di ipotesi, il frutto di incontri, è la rappresentazione di un modo di pensare e di lavorare. Questo è un centro di ricerca.»

Ho sempre considerato il fatto che la fine dell’esperienza del palazzo delle Papesse, storica istituzione per quanto riguarda l’arte contemporanea, a Siena ma in tutta Italia, si sia creato un vuoto generazionale, per quanto riguarda il riferimento istituzionale. Ma Michelina Eremita mi risponde così;

«Il passato di Siena per l’arte contemporanea è legato alla storia delle Papesse. Ma è finito quel modo di fare arte. Oggi non abbiamo uno spazio dedicato. Non abbiamo dei finanziamenti. Non abbiamo uno staff competente e dedicato. Non c’è nulla costruito ad hoc. C’è un tracciato legato al passato, che però va erto e rinnovato. Siamo andati oltre quell’esperienza, quindi. Questo lutto è stato elaborato al punto da presentare dei lavori diversi tra loro, con un modo altro di essere e di presentarsi e di fare. Un modo diverso anche di rapportarsi al pubblico. Le papesse avevano una continuità progettuale con un pensiero dedicato. Qui ci siamo presentati in maniera quasi indipendente; ovviamente un episodio non fa la storia. Verso è un episodio, però attraverso questo si dimostra che l’arte è stata metabolizzata, il territorio ha lavorato, sono stati acquisiti nuovi metodi di organizzazione e di esposizione delle opere.»

Tra gli spunti più interessanti di Verso, c’è la mostra TU35SI – Guardarsi Intorno, curata da Stefania Margiacchi, che più di tutte incarna la volontà di catalizzazione energetica delle forze espressive del territorio senese. Parlo con lei del percorso che, introiettando dal basso le propulsioni artistiche della città, ha portato alla realizzazione di questa mostra.

«Mesi fa ho vinto un bando organizzato dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, con Officina Giovani di Prato, rivolto a giovani curatori sondassero, captassero e indagassero le energie creative intorno a loro, dando spazio a sperimentazione, trasversalità e commistione di discipline artistiche e linguaggi creativi, dall’arte visiva alla musica, dal cinema al video, dal multimedia al design. Ho dovuto quindi una ricognizione sugli artisti under 35 che operavano su Siena. Alle mie spalle ho tre esperienze che mi hanno fatto immettere nel panorama della produzione artistica di Siena. Negli ultimi 5 anni ho acquisito una metodologia immersa nell’ambiente senese, tramite varie esperienze. Già avevo una conoscenza del territorio e delle persone che vi si muovevano. Ho preferito fare una mostra collettiva; secondo un gusto personale. Io ho voluto raccontare Siena e il modo in cui gli artisti vedono questa città. È venuta fuori una collettiva eterogenea (fatta di fotografia, istallazione, performance, pittorico) che comunque mantiene una sua coerenza interna. Non ha squilibri. È un coro senza stonature. Il gruppo che ho messo insieme si è uniformato. Le scelte sono state sostenute dagli artisti. Io ho sostenuto tutti loro nel percorso comune. Mantenendo ognuno il proprio linguaggio.

Il concept centrale è “Guardarsi intorno”. Perché?

La mostra si intitola “Guardarsi intorno”. Il titolo è derivato da una precisa intuizione che ho ricavato da una riflessione sulla struttura urbana, architettonica, geografica di Siena. È una città che accoglie e che isola. Che si chiude, immersa nel paesaggio naturale. C’è come una cesura, fortissima, tra ciò che è dentro le mura e ciò che è fuori. Più che guardarsi intorno e altrove,quindi, il punto di ricerca degli artisti è stato il cercare cosa ci sia oltre le mura. Questo è forse tangibile con l’idea della fuga. Non necessariamente con accezione negativa. Una fuga mentale, più che fisica. Le domande che dovrebbero stimolare una ricerca sono quindi “Cosa c’è oltre?” e “Come rappresentarlo?”. Le opere sono un passaggio per un altro posto. Uno spunto di connessione con l’altrove, fuori dalle mura. »

C’è quindi l’opera di Paul de Flers, che ci comunica con gli strumenti puri della figurazione pittorica, una scena di campagna, che si lega alla grande tradizione realista ma con accenti, specie nella gestione à la Cezanne della plasticità delle forme, assolutamente moderni, o quella di Jacopo Pischedda, che fissa la rappresentazione di un Pugile su degli assi di legno di un rudere sperduto nella campagna senese, immettendo i riferimenti grafici della cultura della street-art in un contesto locale, lasciando che poi il paesaggio naturale del rudere, con tutte le intemperie, si riappropri dell’opera ed agisca a sua volta nella modifica “naturale” della stessa.

L’arte contemporanea è sempre più un modo di pensare, una modalità di azione, di gestione espressiva delle vite di una comunità. Questo è il nuovo concetto che sostiene il plesso artistico del tempo presente; le impalcature formali di ogni happening che ci riguarda, il modo di vivere un città, il modo di risollevarla e dare dignità ai tipi umani che la abitano. In un momento storico in cui è nel privato che si fondono e si metabolizzano gli agenti, è nel privato che si formulano i moventi per cui stare al mondo, è attraverso l’evento pubblico – che parla al privato delle persone – che si edifica un modello educativo ulteriore, per la cittadinanza. L’arte, nel 2015, con Siena capitale italiana della Cultura, è un servizio fondamentale che viene dato alla comunità.

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