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In Toscana una Rete dei Centri di Senologia contro il tumore al seno

In Toscana una Rete dei Centri di Senologia contro il tumore al seno

Il tumore al seno è la patologia tumorale femminile più frequente, in Toscana come nel resto d’Italia. Gli studi hanno dimostrato che esiste una stretta relazione tra volume di attività e risultati: in sostanza, si hanno esiti migliori per quegli ospedali, unità operative, singoli chirurghi, che hanno buoni volumi di attività. Per questo la Toscana ha avviato un percorso che prevede l’istituzione della rete dei Centri di senologia all’interno della rete oncologica toscana, con un Centro per bacino di utenza non inferiore a 250-300.000 abitanti, quindi uno per ciascuna Asl, prevedendo l’affidamento del coordinamento all’ITT, l’Istituto Toscano Tumori. Centri multidisciplinari di alta specializzazione, che dovranno trattare non meno di 150 nuovi casi l’anno, e che saranno in grado di garantire i protocolli più aggiornati a livello internazionale.

La delibera che dà alle aziende sanitarie i primi indirizzi per la costituzione della Rete dei Centri di Senologia (e che rientra tra le 7 azioni prioritarie legate al Piano sanitario e sociale) è stata approvata dalla giunta nel corso della sua ultima seduta. L’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni l’ha illustrata stamani nel corso di una conferenza stampa, assieme al direttore dell’assessorato Valtere Giovannini e al direttore operativo dell’ITT Gianni Amunni.

L’assessore ha sottolineato come nella delibera si invitino le aziende sanitarie toscane a ridisegnare l’offerta chirurgica oncologica in funzione degli standard di volume e di percorso previsti, istituendo Centri di Senologia che riuniscano tutte le unità operative e i servizi coinvolti nella diagnosi e cura del tumore al seno, per garantire la multidisciplinarietà della diagnosi, cura e riabilitazione delle pazienti con carcinoma mammario.

Nei Centri dovranno essere presenti i servizi di radiodiagnositca, chirurgia senologica, chirurgia ricostruttiva, anatomia patologica, oncologia medica, radioterapia, medicina nucleare, genetica medica oncologica, fisioterapia, psico-oncologia, presenti nella stessa azienda, o funzionalmente collegati a livello interaziendale nella stessa Area Vasta. Il Centro dovrà promuovere attività formative e partecipare a progetti di ricerca finalizzati al miglioramento degli standard di cura. In ogni Centro dovranno essere trattati ogni anno almeno 150 nuovi casi di carcinoma mammario, a qualunque stadio. Ogni chirurgo dovrà effettuare come primo operatore almeno 50 nuovi interventi l’anno. Il Centro dovrà fare riferimento alle raccomandazioni cliniche dell’ITT o a linee guida internazionali. L’intervento chirurgico dovrà essere garantito entro 30 giorni dal momento dell’iscrizione nella lista operatoria.

Entro due mesi, ogni Area Vasta dovrà presentare la proposta di articolazione dei Centri di Senologia. Sempre entro due mesi, dovrà essere istituito un gruppo di monitoraggio per la verifica della creazione della Rete dei Centri di Senologia, di cui faranno parte il direttore operativo di ITT, il responsabile del settore regionale competente coadiuvato da un funzionario, tre coordinatori di Area Vasta, un rappresentante del Consiglio sanitario regionale, un rappresentante del MeS (Laboratorio Management e Sanità della Scuola Sant’Anna), e uno dell’Ars (Agenzia regionale di sanità).

“Nell’area oncologica – spiega Valtere Giovannini – quello che più incrementa le probabilità individuali di sopravvivenza al tumore è la diagnosi precoce della malattia, associata a un rapido inizio del trattamento in centri che assicurino la qualità. Quindi, rigorosi programmi di screening e, una volta diagnosticata la malattia, breve tempo di attesa per la prima visita oncologica e un rapido accesso a terapie di alta qualità. Sui primi aspetti rassicura e garantisce la presenza in Toscana di ISPO (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica) e ITT. Per migliorare l’efficacia delle terapie, sarà strategica l’istituzione dei Centri di Senologia”.

“Questa delibera recepisce i criteri internazionali di Eusoma (European Society of Breast Cancer Specialists), che prevedono che in ogni centro siano trattati almeno 150 nuovi casi l’anno e che ogni chirurgo tratti come operatore almeno 50 casi l’anno – dice Gianni Amunni – L’ottica è quella di creare strutture di alta specializzazione, in cui la valutazione multidisciplinare è obbligatoria”.

Il cancro alla mammella è il tumore femminile più frequente in Italia: 48.000 nuovi casi l’anno, corrispondenti al 29% di tutte le nuove diagnosi tumorali. Oltre ad essere il primo tumore per frequenza, è anche la principale causa di mortalità oncologica nella donna. In Toscana l’incidenza del tumore al seno è di 4.100 nuovi casi l’anno, la prevalenza (persone che hanno in corso o che hanno avuto la malattia) è di 44.000 casi, con un trend in continuo aumento (dovuto anche alla progressiva riduzione della mortalità).

La casistica chirurgica per tumore maligno della mammella risulta ancora troppo frammentata tra le strutture ospedaliere toscane. La letteratura scientifica ha evidenziato l’associazione tra volumi di attività e migliori esiti delle cure. Un documento di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) conferma l’esistenza di prove che indicano una relazione tra volumi ed esiti a livello di ospedale, unità operativa, singolo chirurgo. Una risoluzione del Parlamento Europeo del 5 giugno 2003 invita gli Stati membri a fare della lotta contro il tumore della mammella una priorità della politica sanitaria e a costituire delle Breast Unit certificate e multidisciplinari, in base ai requisiti di Eusoma (European Society of Breast Cancer Specialists), entro l’anno 2016. E il Piano Oncologico Nazionale 2010-2012 prevede tra le azioni programmatiche di sviluppare reti oncologiche dedicate.

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