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Le Rane di Milano – Seconda Parte

Le Rane di Milano – Seconda Parte

Le Rane di Milano – seconda parte

Perché anche chi non è di Milano, può dire di conoscere Milano (basta avere gli occhi aperti e un cuore che batte).

 

“Milano vicino all’Europa 

Milano che banche, che cambi 

Milano gambe aperte 

Milano che ride e si diverte 

Milano a teatro…”

Lucio Dalla – Milano

E non potevo evitare, in questa seconda parte, di parlare della splendida “Milano” di Lucio Dalla. Una grandissima anima di poeta, musicista, personaggio anche estemporaneo, ma sempre in grado di reinventarsi, racchiusa in un corpo piccino. Una mente acuta, che in un testo apparentemente semplice è stato in grado di dire moltissimo di Milano, in bene e male. Pur venendo da una bellissima città – che trovo personalmente più vivibile e più appetibile della mia, indubbiamente – come Bologna, è riuscito in poche righe a dipingere un quadro ricco del capoluogo lombardo.

Milano vicina all’Europacittà metropolitana dal 2014, città dell’Expo 2015 (fondi permettendo), città dai nuovi grattacieli che sanno di fantascienza presso la cosiddetta Isola.

Milano che banche, che cambi – la zona della Borsa, delle enormi sedi delle banche, del dito medio di Cattelan che ho visto praticamente tutti i giorni, frequentando l’Università Cattolica.

Milano gambe aperte – una città aperta a tutti… Un po’ ruffiana e un po’ puttana, con quei suoi negozi che trovi un po’ ovunque, o quei locali un po’ da fighetti che altrove non si trovano.

Milano che ride e si diverte – la zona dei Navigli, la movida di Corso Como, la Milano dell’aperitivo a qualsiasi costo, la Milano sempre patinata e all’ultimo grido durante la Fashion Week.

Milano a teatro – e chi si dimentica dei pomeriggi a teatro? Il Carcano, il Nuovo, il San Babila, il Piccolo… L’inarrivabile Scala di Milano (ahimè ci sono stata solo una volta).

Ecco, in pochissime frasi, Lucio è riuscito a rievocare un fiume di immagini e ricordi personali. In realtà, bastano le sue frasi incisive e quasi sento che quello che ho rievocato sia stato di troppo. Però non trovate anche voi che sia meraviglioso che un musicista riesca a entrare nello spirito dei luoghi che amiamo, nei quali siamo cresciuti? Toglie quel senso di esclusività – accompagnato anche da un senso di gelosa possessività, a dire il vero – rovesciando e mettendo da parte quel “non puoi sapere o sentire certe cose se in quel posto non ci sei vissuto o non ci sei nato”. Perché è vero che probabilmente certe cose non si conoscono se non si è del posto, ma un territorio ha questa meravigliosa caratteristica di essere liberamente aperto a tutti. La cultura del luogo non la puoi incatenare e fermarla dentro quattro mura, a esclusivo appannaggio di quelli del posto. Questa cultura scorre come un fiume e tutti coloro che sono di passaggio, in visita, dotati di un minimo di sensibilità non possono non sentire il richiamo, il fascino di qualcosa di diverso dal solito. E nasce l’urgenza di descriverlo, di narrarlo, di farne musica. Di coprire il più possibile lo spettro dei colori di quel posto, di prenderne il bianco, il nero, il grigio; il sublime e il grottesco, il grande e il piccolo… In modo tale che, chiunque si avvicini a quella canzone, possa come mettersi nei panni di chi canta e suona, nel momento in cui lo sguardo cerca di abbracciare più cose possibili. E guai se ne esce insoddisfatto, deve essere in qualche modo incuriosito.  Questo tipo di narrazione in musica, con questa particolare prospettiva, dovrebbe generare curiosità, un minimo di voglia di mettersi in cammino verso una destinazione nuova. La musica è uno splendido mezzo, non solo una colonna sonora di un viaggio, ma è anche una locomotiva, un motore che ci spinge… Ed è un meraviglioso mezzo per unire un territorio all’altro, una regione all’altra, una città all’altra. In qualche modo ci fa sentire meno isole, forse un po’ più un arcipelago ricco di personalità, di forme e colori.

E quando Lucio diceva:

“Milano ogni volta 

che mi tocca di venire 

mi prendi allo stomaco 

mi fai morire” 

Comunque, non aveva tutti i torti. Sapesse quanti mal di stomaco mi ha fatto venire, Milano, in tutti questi anni.

 

 

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