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Atlantidump, il continente di plastica – Secondo capitolo

Atlantidump, il continente di plastica – Secondo capitolo

Vi presentiamo in esclusiva il racconto a puntate “Atlantidump”, la cronaca umoristica delle avventure di Leopoldo Galvani nel continente di plastica. Come un moderno Gulliver, Leopoldo visiterà un paese sconosciuto e i suoi strambi abitanti, che hanno dato vita a una società basata interamente sulla plastica. Tra comicità surreale e satira sociale, il racconto di Alessio Banini ci accompagnerà per tutto l’autunno!

Ecco a voi il secondo capitolo di Atlantidump e una breve premessa: Great Pacific Garbace Patch!

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Atlantidump, il continente di plastica – Secondo capitolo

Quando c’è una lingua comune, tra sconosciuti, è più facile capirsi e superare le differenze. Lo ammetto: se sono tornato a casa sano e salvo, forse è merito della mia capacità di comunicare con quelle creature. Il fatto che Trashy parlasse la lingua inglese mi ridonò subito la speranza di salvezza. Inoltre, la sua parte femminile era un’ottima distrazione da quell’isola di plastica.

Durante il cammino, ebbi modo di fare la sua conoscenza e di ricevere spiegazioni sul posto in cui ero capitato.
Trashy mi spiegò che quello non era soltanto un ammasso di rifiuti, nè una discarica galleggiante, bensì un paese vero e proprio. Un’isola che non appariva nelle nostre mappe geografiche ma che si trovava nel bel mezzo del Pacifico da più di un secolo. Gli abitanti la chiamavano Atlantidump, ed era grande più o meno quanto l’Europa. Più che un’isola, insomma, era un continente: il sesto continente.

Quando sono tornato a casa, alcuni amici mi hanno fatto notare che Atlantidump possa essere stata alla base delle leggende su Atlantide dell’epoca classica e dei racconti fantastici. In realtà, suppongo che valga il contrario: ovvero che gli abitanti di Atlantidump abbiano scelto questo nome in onore di Atlantide. Anzi, a sentir parlare i tritoni più anziani, forse si tratta proprio degli stessi abitanti che si sono trasferiti sull’isola di rifiuti dopo l’inabissamento della loro patria.

Comunque sia, questo non è il luogo per tali dissertazioni. Forse il lettore sarà più interessato alle mie disavventure sull’isola piuttosto che agli usi e costumi del popolo di Atlantidump; tuttavia, ho scritto il resoconto del mio viaggio per diffondere informazioni su questo continente sconosciuto, e sovente dovrò fermarmi a illustrare i risultati delle mie scoperte.

L’isola di Atlantidump occupa una superficie di circa 300.000 kilometri quadrati. Stando ai miei calcoli, si trova al largo della California, a nord delle isole Hawaii. Come ho già detto, è una massa di rifiuti galleggianti, compressi tra di loro in modo da formare una piattaforma stabile di circa due metri d’altezza. Non mancano colline, montagne, fiumi e pianure. Plastica e immondizia sostituiscono la consueta terra a cui siamo abituati. Trashy dice che ci sia anche un vulcano, all’estremità nord, che spara in cielo un liquido nerastro simile al petrolio; ma non ho mai avuto modo di recarmi così lontano dalla capitale e non posso prendere per vera ogni parola della mia amica, che non si è mai dimostrata la creatura più saggia del suo paese.

Gli abitanti si dividono in tre grandi specie: i pinguini, le sirene e i tritoni. Le ultime indagini demografiche del regno dicono che i pinguini sono poco più di un milione; sirene e tritoni sono in numero lievemente inferiore. Ci sono anche altre specie, anche se meno diffuse: le tartarughe marine, i gabbiani e i cavallucci marini. In totale la popolazione di Atlantidump si aggira sui tre milioni e mezzo. Non ho visto nessun essere umano assieme a loro; anzi, stando alle parole di Trashy, sono stato il primo e unico umano a mettere piede su Atlantidump. Tuttavia, non ero il membro di una specie a loro ignota.
“Uno sprecone, tu sei uno sprecone.” mi disse la sirena, punzecchiandomi con il forchettone.
“Sono un uomo!”
“Un uomo?”
“Sì. È la mia specie. Tu sei una sirena, io un essere umano.”
“Tu sei uno di quegli spreconi. Quelli che vivono fuori Atlantidump.” ripetè lei, continuando a punzecchiarmi.
“Ma perchè sprecone? E basta con questa forchetta!”
Lei si ritrasse, con una smorfia. Poi si mise a punzecchiare le bottiglie di plastica lungo la strada.
“Perchè voi buttate tutta questa ricchezza e la date a noi. Voi siete spreconi, noi siamo ricchi.”

Non ci fu modo di farle cambiare idea. Neppure ai suoi simili. Per tutti gli abitanti di Atlantidump noi eravamo gli spreconi, non gli uomini. Anche nei registri storici e nei manuali geografici del regno, eravamo sempre chiamati in questa maniera.
E non è l’unica particolarità linguistica che ho scoperto, vivendo assieme a loro. Per esempio, utilizzano il termine “marca” al posto di quello di “specie”. Non dicono che le sirene siano una specie vivente, bensì una marca.
Ma queste sono sottigliezze linguistiche che potrebbero annoiare il lettore, e che preferisco rimandare a una successiva raccolta di curiosità locali.

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Mentre Trashy mi accompagnava nella capitale di Atlantidump, mi ricordai finalmente degli oggetti che mi ero portato dietro. Dapprima mi ero dimenticato di controllare le tasche, per la sorpresa di ciò che mi era accaduto; tuttavia, tra una duna di immondizia e un ponte di copertoni su un fiume limaccioso, mi misi a controllare ciò che avevo.
Nel portafoglio c’erano le carte di credito e venti dollari, oltre ai documenti bagnati. Nella tasca dei pantaloni c’era l’orologio, che fortunatamente funzionava ancora; in quella della giacca, invece, c’era il cellulare. Purtroppo aveva preso troppa acqua e non si accendeva più. La mazza da golf era sparita, risucchiata dalle profondità dell’oceano.
Mi infuriai, perchè avevo perso di vista i miei amici per recuperare quegli oggetti, e adesso mi erano inutili. Gettai il cellulare tra i rifiuti, imprecando.

A quel gesto, Trashy spalancò gli occhi per la sorpresa. Sembrava sul punto di darmi un ceffone.
“Ma sei scemo?”
“Perchè?”
“Butti via così tutta quella ricchezza?”
La sirena strisciò verso il cellulare e lo infilzò col suo forchettone. Quindi se lo rigirò tra le mani, con gli occhi luccicanti.
“Guarda quanta plastica! Ottima qualità!”
“Ormai è rotto.”
“Mi potrò comprare un nuovo costume!”
Non riuscivo a capire quella sirena, che continuava a ribadire di avere un tesoro tra le mani. Trashy mi spiegò che era una riciclatrice, ovvero una di quelle sirene che pattugliavano le spiaggie alla ricerca di nuovi rifiuti portati dalle acque, da rivendere alle industrie dei pinguini.

Quello che non ho ancora chiarito, mi pare, è che Atlantidump sia formata interamente dai rifiuti della nostra società. È un ammasso di tutta l’immondizia e tutta la plastica prodotta negli ultimi decenni dai nostri paesi e gettati nelle acque. Gli abitanti di Atlantidump hanno colonizzato questo continente ed eletto a propria patria. I nuovi rifiuti portati dalla corrente oceanica vengono utilizzati dalla loro società come forma di ricchezza e sono tenuti in gran conto, al pari delle nostre banconote.

Gli abitanti non si limitano a riciclare le merci ancora utili che a volte gettiamo via: considerano la plastica in maniera simile alla nostra terra, e trovano sempre nuovi modi di utilizzarla. A questo scopo produttivo sono delegati i pinguini, di cui vi parlerò dopo in maniera più approfondita, mentre le sirene come Trashy sono impegnate nella raccolta. Ma ci sono anche altre sirene che si affollano attorno al palazzo reale e sgomitano per diventare la nuova favorita del sovrano: non ho ancora capito perché Trashy non fosse interessata alla vita di corte, né perché preferisse cercare rifiuti sulla spiaggia.
“Non mi piace quella vita là.” mi disse, scrollando le spalle.
“Perchè?”
“È come se fosse un’altra marca. Io preferisco la plastica. Voi la sprecate, ma qui è un tesoro.”
Anche le altre sirene tenevano in gran conto la plastica, considerata la fonte di ogni ricchezza di Atlantidump. Tuttavia, non disdegnavano il potere, proprio come succede nei nostri paesi, e utilizzavano ogni mezzo per trovarsi un posto nel governo reale.

Nonostante tutte le diffidenze nei confronti di Trashy, devo ammettere che questo è uno dei motivi per cui l’ho sempre considerata un’amica: non mi è mai sembrata interessata a utilizzarmi come un mezzo per fasi strada nella corte reale. Non è un elemento da sottovalutare: io ero il primo sprecone che fosse mai apparso su Atlantidump, il membro di una specie aliena. E non mi hanno messo in uno zoo, né in un istituto di ricerca: mi hanno fatto vivere assieme a loro, come un loro pari. Per questo devo ringraziare Trashy.

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